di Stefano Sannino
«Io sono veramente libero solo quando tutti gli esseri che mi circondano, uomini e donne, sono ugualmente liberi. La libertà degli altri, lungi dall’essere un limite o la negazione della mia libertà, ne è al contrario la condizione necessaria e la conferma. Non divengo veramente libero se non attraverso la libertà degli altri.»
Con queste parole, Michail Bakunin, teorico anarchico russo, apre un capitolo del suo celebre testo La libertà degli uguali, che sebbene fosse il suo tentativo estremo di fondare un anarchismo moderno, ancora oggi risuona quanto mai attuale. L’anarchismo che Bakunin propone al mondo con queste sue parole non è da intendersi come una completa assenza di leggi, ma come un rovesciamento della tendenza politica che, fino ad ora, non ha avuto come focus primario l’individuo ed i suoi diritti, quanto lo Stato stesso.
La tragedia moderna è, per Bakunin, proprio che l’individuo non conti più nulla e che le sue libertà siano quasi completamente perite sotto l’egida di quello Stato che, giustamente, secoli prima Hobbes aveva definito Leviatano. Nel rivedere, dunque, le proprie posizioni all’interno dello Stato l’uomo deve compiere una vera e propria rivoluzione, abbattendo i meccanismi di sottomissione temporale (Stato) e spirituale (Chiesa). Siamo, in questo senso, in pieno pensiero anarchico, secondo il quale tanto lo Stato quanto la Chiesa siano meccanismi inutili che non devono essere ridimensionati ma, al contrario, proprio distrutti. Solo così, secondo l’anarchismo, l’uomo sarà finalmente liberato.
Viene però da chiedersi se sia vero che l’uomo non possa trovare le proprie libertà anche all’interno di uno Stato. Dopotutto, lo Stato non è che la naturale evoluzione del nostro vivere in società a cui, proprio come diceva Aristotele, siamo portati per natura.
Ascrivere tutti i nostri mali allo Stato in senso assoluto, senza rendersi conto che è in realtà l’organizzazione del medesimo a costituire un problema, è quantomeno riduttivo.
Vero è che, allo stato attuale delle cose, gli individui contano sempre di meno in favore di una casta costituita dai pochi più ricchi e più influenti; altrettanto vero è che l’assetto democratico sta assumendo, proprio come sostenuto da innumerevoli esperti di filosofia politica, i caratteri del grottesco e del ridicolo, essendo che i candidati necessitano di un massiccio supporto economico lobbistico per poter sostenere le campagne elettorali, sempre più costose ed impegnative. Nonostante però gli Stati moderni presentino tutta quest serie di debolezze, non possiamo semplicemente ritenere che vadano aboliti o che siano il male assoluto. Anzi, al contrario.
Lo Stato, proprio come una qualsiasi istituzione aziendale, sanitaria o economica, va affidato a persone esperte, qualificate: proprio come quando, ammalati, andiamo dal medico e non dall’idraulico. Distruggere lo Stato come ci suggeriva Bakunin due mesi fa non servirebbe probabilmente a nulla; guarirlo, al contrario, potrebbe risollevare non solo le sorti del mondo, ma anche le sorti dei nostri diritti e delle nostre libertà.
Così, forse, l’individuo potrà tornare ad essere il centro della sua vita in società