di Stefano Sannino
“Non troverete presso di loro [gli antichi, NDT] quasi nessuna delle prerogative che abbiamo visto far parte della libertà fra i moderni. Tutte le azioni private sono sottoposte a una sorveglianza severa. Niente è concesso all’indipendenza individuale rispetto alle opinioni, né rispetto all’occupazione, né sopratutto rispetto alla religione […]”
Benjamin Constant
Questa, una celebre affermazione di Constant riportata nel libro “La Libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni”, libro che, proprio per il suo argomento, non può che risultare utilissimo oggigiorno, in tempi di privazioni delle libertà personali, per comprendere quale sia la ragione per cui ognuno di noi, si sente tanto infastidito da questa continua privazione della libertà.
Se per esempio pensiamo al mondo degli antichi, vediamo che, essi erano molto più partecipi e liberi nella vita pubblica di quanto invece lo siamo noi, uomini moderni. Per esempio, un cittadino greco o romano, disponeva di “libertà pubbliche” paradossalmente in misura maggiore di quante ne disponiamo noi, che – al contrario – disponiamo di notevoli libertà in campo personale, intimo e dei costumi.
Questo ovviamente, non perché le società antiche fossero un esempio di democrazia meglio riuscito di quanto lo siano quelle moderne, ma perché il bisogno di libertà degli antichi era completamente diverso: per essi, essere liberi, significava poter prendere parte alle assemblee, giudicare e condannare i magistrati o esaminare i conti della città. Per noi, d’altro canto, essere liberi significa poterci muovere liberamente all’interno del territorio statale con la certezza di non essere arrestati, significa poterci scegliere la nostra religione e non subire discriminazioni, significa in breve disporre di tutta una serie di libertà individuali che gli antichi non avevano, non perché vivevano in dittatura, ma semplicemente perché non gli interessavano.
In breve, le libertà sono cambiate perché sono cambiati i rispettivi bisogni legati ad esse: in passato, l’individuo poteva essere completamente assoggettato allo stato ed alle leggi, mentre oggi l’individuo viene “escluso” dalla cosa pubblica, per poter mantenere le libertà personali.
Qualche fan delle teorie hobbesiane potrebbe dire che ad un certo punto della nostra società abbiamo deciso di delegare ad un sovrano le nostre responsabilità amministrative, per rimanere liberi nella nostra sfera privata ed intima, perché questo è quello che desideriamo più di ogni altra cosa al mondo per le nostre vite.
Ecco perché questa situazione e le conseguenti misure sanitarie stanno intrinsecamente disperando la popolazione contemporanea: perché ci privano di quelle libertà che per noi sono bisogni, a cui per soddisfarli abbiamo rinunciato – nel corso della storia – alla nostra libertà politica, amministrativa, pubblica. Questo è, probabilmente, il motivo che sta spingendo all’esasperazione gran parte della popolazione che, ad un certo punto, non sarà più disposta a rinunciare alle proprie libertà individuali e quindi si riprenderà anche le libertà politiche ed amministrative, ristabilendo la situazione passata dei propri antenati, scendendo in piazza e giudicando i “magistrati” colpevoli di tutte le proprie sfortune e sciagure.