Sull’Huffington Post del 14 dicembre, Alessandro Perosa, filosofo, cristiano e anarchico, nonché Docente in una pubblica università italiana ci spiega che l’economia è irriformabile.
In un paese dove irriformabili sono tutti gli apparati politici-istituzionali, pressochè tutte le articolazioni del sistema formativo e culturale (compresa l’università che gli eroga lo stipendio tutti i mesi), trasformate nei decenni in veri e propri ammortizzatori sociali e canali per la produzione del consenso elettorale piuttosto che delle idee e della cultura, ebbene, in tutto quest’anima di casino, il Nostro, ci viene a spiegare che è l’economia, dai tempi di Senofonte ad oggi, ad essere irrimediabilmente non riformabile, si dice ci abbia scritto anche un libro sull’argomento.
La soluzione a tutto ciò, a suo dire è l’eutéleia ossia la misura, il buon mercato, la semplicità, la quale, associata a quel grande principio libertario che è la decrescita anarchica, sarà la soluzione di tutti i mali che affliggono, non solo la nostra società, che diciamo, bensì tutto l’occidente industrializzato.
Vediamo di approfondire il discorso, come se ad aver partorito queste tesi non fosse l’ennesimo Fusaro, ma una persona con le caratteristiche che in incipit dell’articolo citato dice essere sue: filosofo, cristiano ed anarchico.
Sull’eutéleia la prima cosa che ci viene da pensare è cosa impedisce ad Alessandro Perosa, di praticarla, prima ancora di proporla come uno stile di vita per tutti gli altri?
Da sempre in tutti i grandi ambiti culturali e religiosi vi sono stati veri e propri atleti della pratica della frugalità di vita. Dai Padri del deserto in ambito cristiano, ai sannyasin induisti, in genere brahamani che conclusasi la loro esistenza al secolo decidevano di dedicarsi alla vita solitaria ed ascetica, in armonia con la comunità che forniva a questi eremiti le poche cose che necessitavano per sopravvivere.
Sia gli uni che gli altri, non pensavano all’economia e al terribile dominio che sottointende secondo Perosa, anzi pregavano e testimoniavano con la loro semplicità di vita il valore opposto delle buone abitudini che seguivano prima di continuare la loro vita spogliandola di tutti i suoi valori terreni.
Cosa impedisce al Nostro di vestirsi di cielo e fare altrettanto?
Lasci la sua docenza, si ritiri sul Monte Athos, si tolga quei maledetti simboli dell’economia irriformabile come la Fred Perry che indossa nei video di You Tibe dove ci illustra le sue teorie e quantomeno risulterebbe un po’ più credibile riguardo all’alto valore etico e morale di una vita infusa di eutéleia.
Riguardo poi alla demoniaca economia, da buoni pater familias, ci domandiamo, chi pagherebbe lo stipendio a lui? Se tutti ci dessimo, nel frattempo, all’eutéleia, corroborata, s’intende da quel grande principio libertario di nome decrescita anarchica (ma una volta non era felice? Già è passata di moda, evidentemente, ed è diventata anarchica, poi dicono che le nostre università sono indietro rispetto a quelle del resto del mondo civile).
Che ignari siamo, non avrebbe più bisogno di uno stipendio da parte dello Stato, la comunità provvederebbe ai suoi frugali bisogni, così come a quelli di tutti gli altri.
E’ un cristiano, d’altronde, ed ha, con tutta evidenza, una profonda nostalgia dello stato edenico, in terra. Non lo sfiora nemmeno il problema della scarsità, lui ha l’eutéleia!
Che dalla crematistica antica di Senofonte ed Aristotele, passando per gli Scolastici della Scuola di Salamanca, Adam Smith, Schumpeter, Mises, Hayek e molti altri, quell’irriformabile scienza sociale che è l’economia ha dato molte risposte al problema, tutt’ora non risolto, della scarsità di risorse e a tanti altri problemi che hanno facilitato la nostra vita quotidiana, a lui nemmeno lo sfiora, preso come è dalla ricerca degli aggettivi alla decrescita e dal disgusto per quella tirannica specie di uomini che va sotto il nome, secondo lui distorto, di datori di lavoro. Datori di salario, non di lavoro precisa, infatti, il Nostro, in uno dei suoi esilaranti video sul (o del) tubo.
Il cristiano che è in lui, poi, è arrivato a capire che per poter dar corpo anche alla più alta forma del dono: la kenosi ossia il dono di sé stessi al prossimo, vi è la preliminare prerogativa del fatto che dobbiamo essere gli unici proprietari dell’oggetto di tale dono, seppure in Dio, come nel caso della sua più alta forma citata?
Se di una cosa non ne hai la disponibilità esclusiva, se non la possiedi, non puoi nemmeno donarla, figuriamoci se puoi scambiarla secondo quelli che sono i tuoi particolari bisogni.
Che sia un oggetto materiale o immateriale o la vita stessa, non puoi fare ne dono, ne scambio di alcun che con nessuno se ciò non ti appartiene.
La disponibilità di una cosa è precedente ad ogni tipo di relazione volontaria con l’altro. E’ un fatto primigenio al suo riconoscimento come soggetto con il quale liberamente interagire o meno.
Lo scambio volontario di una cosa che ci appartiene non è l’espressione di un dominio dell’uomo sull’uomo, è l’inizio di ogni sua vera civiltà.
Questo è il vero significato di proprietà privata ed ogni volta che ciò si è reso palese e consuetudinario in una comunità umana, questa comunità ha dato vita alle migliori espressioni del fare ed agire umani, lasciando un segno nella storia.
Non rubare, non desiderare le cose di altri, non uccidere, per un cristiano queste parti del decalogo sono in tutti i luoghi ed in tutti i tempi, non solo un inno al rispetto della proprietà privata, ma una lode alla missione che Cristo è venuto a compiere, a completare, non ad abrogare.
Crede Alessandro Perosa alla sua resurrezione? Non ci si può dichiarare cristiani senza credere alla resurrezione della carne di Cristo, così come non ci si può dichiarare cristiani confondendo per un dominio tirannico parti essenziali del decalogo.
Può almeno il Nostro, a questo punto, dichiararsi coerentemente libertario ed anarchico?
Poche parole, ormai, per liquidare il personaggio. La decrescita, felice o anarchica che sia definita, non è un principio libertario ed al vago e confuso anarchismo alla Rensi e alla Tilgher, preferiamo, da veri libertari e cristiani (seppur peccatori), gli animal spirits dell’anarchismo americano e l’individualismo metodologico.
In sostanza, appare ancor più chiaro, che l’unica cosa di veramente irriformabile, non è di certo l’economia, bensì un’Università che sforna ancora docenti come Alessandro Perosa.
Luca Rampazzo
Cristiano Mario Sabbatini