di Sara Matteucci
Gusto, ritualità, convivialità, aroma: il caffè è molto più di una bevanda. Un’esperienza sensoriale che trova le sue origini in Africa, in Etiopia, dove le piantagioni crescevano spontaneamente ad alta quota. Tra il 1300 e il 1400, la pianta veniva utilizzata come medicinale grazie alla sua azione tonificante e stimolante. La bevanda, commercializzata prima in Arabia e poi in tutto nello Yemen, arrivò in Italia da Venezia, e da lì si diffuse in tutta la Penisola e divenne un simbolo nazionale di italianità.
Oggi, gli italiani amanti del caffè si dividono in due correnti: da una parte i sostenitori della cara e vecchia moka, dall’altra i consumatori delle pratiche cialde o capsule per la macchinetta. Qual è la scelta più sostenibile?
Assolutamente la moka, il caffè che guarda all’eco sostenibilità. Grazie alla sua composizione di alluminio – materiale riciclato e riciclabile – ha un basso impatto ambientale. Prima e dopo il suo utilizzo produce la minor quantità di rifiuti: i fondi del caffè sono infatti compostabili al 100%, smaltibili nell’umido e ideali per la concimazione dei terreni. Inoltre, se si sceglie una miscela biologica, la moka risulterà essere una scelta del tutto green.
Prediligere il caffè in cialde o capsule, invece, in un anno produrrà un consumo di circa 700 grammi di alluminio di cui 5,7 chilogrammi di plastica e 4,2 chilogrammi di carta. Una scelta tutt’altro che green. Il materiale di scarto delle macchinette che utilizzano cialde non è biodegradabile e va a sommarsi al dispendio di energia elettrica necessario per l’accensione e a tutto il processo di smaltimento. Un sistema non affine alle esigenze dell’ambiente e dispendiosa persino in termini economici: le cialde hanno un costo che varia dai 30 ai 70 centesimi. La moka, una scelta conveniente. Stimando un costo medio di 3,50 € per 250 grammi di caffè, di cui soltanto 30 grammi vengono utilizzati per una moka, alla cifra di 11 centesimi potremmo gustare dell’ottimo caffè. Moka, cialde o capsule…il caffè rimane la bevanda più bevuta nel nostro stivale. Proprio in questi giorni l’Italia ha proposto il Rito del caffè espresso italiano tradizionale a patrimonio culturale immateriale dell’umanità. La decisione del gruppo di lavoro Unesco del Mipaff (Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari) è stata presa all’unanimità.
La tradizione del caffè può guardare al sostenibile e generare linfa vitale per confermare l’Italia leader mondiale nel settore enogastronomico.