di Gabriele Rizza
È stato infine ritirato il documento elaborato dalla Commissione europea riguardo le nuove linee guida per una “comunicazione inclusiva”. L’obiettivo, secondo il Commissario per l’uguaglianza Helena Dalli era di “offrire una comunicazione inclusiva, garantendo così che tutti siano apprezzati e riconosciuti in tutto il nostro materiale indipendentemente dal sesso, razza o origine etnica, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale”. Tuttavia, certi riferimenti, in particolare alle imminenti festività natalizie, hanno creato polemica in tutta Europa, specie in Italia, dove i deputati del PPE italiani hanno chiesto spiegazioni. Infatti, al capitolo dedicato alle “culture, stili di vita o credenze”, la Commissione europea ci teneva ad “evitare di considerare che chiunque sia cristiano”, e così, nel vademecum ritirato, si raccomandava, ad esempio, di non dire “il periodo natalizio” ma “periodo delle vacanze”. Non solo, altre regole riguardavano la parità di genere, come il caro e vecchio “Signori e signore” sostituito dal “Cari colleghi”, o ancora, “Fai attenzione a non menzionare sempre prima lo stesso sesso nell’ordine delle parole”. Queste regole non erano però rivolte alla popolazione e non rappresentavano nemmeno un appello ai mezzi di comunicazione: era un rapporto interno rivolto ai dipendenti della commissione.
Non si ferma quindi l’ossessione per il linguaggio, sintomo ormai di un’Europa sempre più culturalmente americanizzata, perché è nel paese a stelle e strisce che per prima ha preso piede la teoria del “linguaggio come strumento di dominio”, in parte vera, in parte infantilizzata ed estremizzata come solo la cultura liberal sa fare: basti pensare agli assalti alle statue, in Italia ricordiamo l’attacco a quella di Indro Montanelli, o ancora all’eliminazione dei nomi maschio e femmina per le prese dei cavi elettrici. Il documento è entrato anche nel campo della religione, ponendosi neutrale davanti a qualsiasi culto. Sacrosanto il principio della laicità, ma è la modalità e il concetto di rispetto delle minoranze ad essere deviato. Non è il nome Natale ad offendere, o un presepe a scuola, semmai è sempre l’assenza d’identità a generare frustrazione e risentimenti. L’elitè culturale della Commissione europea, in fondo, non fa altro che avallare lifestyle capitalistico: una volta messa da parte ogni forma di Sacro, è sempre solo il denaro a renderti libero. È nelle società più laiche, come in Francia, Belgio e Olanda, che si sono verificati più casi di radicalizzazione e di terrorismo islamico.