di Abbatino
La fine della prima repubblica non avvenne con il crollo del muro di Berlino, come la fine dei due blocchi, ma nata dopo la seconda guerra mondiale, cadde a colpi di avvisi di garanzia negli anni novanta, quando le procure, di Milano in primis, iniziarono un protagonismo “politico” mai visto prima. Le famiglie politiche caddero tutte, con una inevitabile diaspora, e l’unica che rimase in piedi a parte quella missina (minoritaria) fu quella ex- post comunista, che nelle molteplici evoluzioni è arrivata ai giorni nostri. Preistoria? No, attualità politica, poiché Matteo Salvini ha pensato di rivendicarne un ruolo attuale definendosi erede di una certa storia, a partire almeno dalla figura di Berlinguer, le cui battaglie nessuno ricorda, ma della cui leadership ancora tantissimi in Italia si riferiscono. Se Salvini rivendica che la Lega ha ereditato le battaglie del PCI, in fondo vale la pena crederci; è certo che il PD, unico legittimo e timorato continuatore di quella storia, non deve essere stato contento di questo “sfondamento a sinistra”, che ricorda molto le tesi più di Pino Rauti che non quelle bossiane anni ‘90.
La politica è capace di soffermarsi sulla storia, certamente, ma non si dimentica la geografia, quella che Bossi disegnava in quegli anni, sottraendo una grossa parte dello stivale dallo stato nazionale.
Ciò non toglie che a parte le esternazioni di Matteo Salvini su presunte battaglie del PCI, è molto più probabile e realistico che quelle battaglie comuniste siano più appropriate per i partiti a sinistra del PD che non nel campo del centrodestra, il cui valore politico ormai è scarso, anzi irrilevante.
Certo è che mal si conciliano il rosario e il Vangelo con la falce e il martello. Una sintesi improbabile poiché, attingendo proprio al Vangelo, si scopre che è molto difficile servire due padroni, Dio e mammona; intanto tutto fa brodo, persino a Luglio, anche se quel testimone di Berlinguer ormai è caduto di mano e presto ci saranno le regionali.