Dagli USA giunge una notizia che sembra riportarci indietro di anni: Bush è candidato alla presidenza USA. Questa volta, dopo George e George Walker, tocca a John Ellis, detto Jeb, figlio del primo e fratello minore del secondo.
I Bush, una delle famiglie più ricche d’America, sembrano aver preso lo stato e la presidenza come un affare personale.
Jeb ha già cominciato a ingraziarsi l’opinione pubblica sostenendo che l’America si merita di più di quello che Obama le sta dando. Che Obama sia deludente rispetto alle promesse, non c’è dubbio. Ma il cognome del candidato repubblicano non rende certo tranquilli. I Bush, infatti, non hanno amministrato gli USA nel migliore dei modi, ma hanno, piuttosto, sempre fatto gli affari di quelle lobby a cui, essendo petrolieri, appartengono. Non a caso entrambi i Bush hanno optato per una politica che accentrasse il potere economico e la ricchezza nelle mani di pochi e hanno portato avanti guerre molto lucrose per le lobby dei petrolieri e dei produttori di armi. Un caso?
Ma se George Bush padre può dire che la guerra da lui affrontata (la prima guerra del golfo) non fu causata da lui, ma fu una guerra di reazione all’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di Saddam Hussein, George W. Bush non ha scuse per le guerre iniziate dal suo governo e in particolare per quanto fatto in Iraq. È sua, infatti, l’introduzione della “guerra preventiva”, giustificata dal presunto possesso di armi di distruzione di massa da parte dell’Iraq. Il paese mediorientale fu messo a ferro e fuoco e il suo dittatore ucciso, ma di armi di distruzione di massa non si trovò nemmeno l’ombra. Al posto di Saddam fu instaurato un governo peggiore del suo.
E non sono in Iraq l’amministrazione di Bush figlio ha fatto danni. All’indomani dell’attentato delle torri gemelle del 2001, il presidente USA seppe solo giurare vendetta e attaccare un paese come l’Afghanistan, i cui abitanti già erano tra i più miseri del mondo. Anche lì, eliminato il vecchio governo dei talebani, fu instaurato un governo amico degli Stati Uniti, guidato da Hamid Karzai, rimasto al potere dal 2001 al 2014. Il fatto che Karzai fosse, prima della guerra, il referente afgano dei Bush per i loro affari petroliferi è cosa del tutto casuale, immagino.
Che la guerra in Afghanistan non sia stata fatta per “esportare la democrazia” come sostenuto dalla propaganda a stelle e strisce, ma per gli interessi economici di Bush e amici, è facile intuirlo anche dalla politica che Karzai ha portato avanti negli anni. Alle elezioni dissuase il suo avversario (che probabilmente avrebbe visto) a ritirarsi corrompendolo in modo palese, senza che i suoi amici americani avessero da ridire. Inoltre continuò con l’atteggiamento integralista e repressivo dei talebani, senza cambiare di molto la situazione del paese. La democrazia tanto ostentata è solo una chimera. Tra le leggi promulgate dal governo Karzai ce n’è una, per fare un esempio, che permette agli uomini sciiti di violentare le loro mogli e impone alla donna di dover avere il permesso del marito per lavorare o per recarsi all’ospedale. E anche su questo l’America non disse nulla.
Ecco dunque i regali che la famiglia Bush per ora ha fatto agli USA: povertà, morti, guerra. Forse è per questo che il nuovo candidato ha preferito non usare il cognome, ma solo il diminutivo Jeb nello slogan della sua campagna elettorale. Che si vergogni dei suoi predecessori?
In ogni caso, qualora vincesse, speriamo non segua le orme di suo padre e suo fratello, ma faccia una politica più umana e meno violenta. Il mondo ha bisogno di tante cose, ma di sicuro non di altri poveri e di altre guerre.
Enrico Proserpio