Con gli eventi accaduti in questi giorni nel mondo della politica italiana, si potrebbe dare avvio ad una riflessione riguardante il ruolo dei leader di un governo, di un’associazione o un semplice gruppo di amici. Chi o che cosa investe il leader della sua posizione? È una questione di genetica, di ambiente o di educazione?
La leadership è un processo di influenza sociale attraverso il quale un individuo ottiene e mobilita l’aiuto degli altri componenti di un gruppo per il raggiungimento di uno scopo collettivo. Un leader è quindi una figura centrale all’interno di un gruppo di persone, in quanto organizza le azioni di tutte, stabilisce delle regole, cerca di risolvere i problemi e deve stare attento ai bisogni e alle necessità della collettività.
Proprio per la sua importanza, non sorprende che la leadership sia stata oggetto di studio della psicologia, delle scienze politiche e delle scienze dell’organizzazione.
Proprio in ambito psicologico Timothy Judge ha individuato, tramite una meta-analisi basata sui dati provenienti da 73 campioni, le cinque dimensioni maggiori della personalità di un individuo che lo rendono un leader; queste caratteristiche prendono il nome di “Big five” e sono state ritrovate nella personalità di diversi leader politici, imprenditori e capi di movimenti mondiali.
Tali caratteristiche sono: estroversione, piacevolezza, coscienziosità, stabilità emotiva e intelligenza/ apertura mentale.
In qualunque modo le si consideri, tuttavia, i tratti della personalità non sono in grado di fornire una spiegazione completa della leadership. Sappiamo tutti che in base alla situazione ci possono essere leader più efficaci di altri. In generale possiamo distinguere due tipologie di leader: un leader orientato sul compito, ovvero al raggiungimento dell’obiettivo del gruppo, e un leader interessato alle persone, ovvero con una maggiore concentrazione verso le relazioni tra i membri del gruppo. I leader orientati al compito sono generalmente autoritari, si concentrano sul ragionamento delle soluzioni, forniscono indicazioni e segnalano direzioni; al contrario i leader interessati alla persona sono molto più rilassati, socievoli e si interessano dei sentimenti dei membri del gruppo.
Anche se può sembrare che i leader orientati all’obiettivo siano meno preferibili dei leader orientati alla persona, in realtà non è così. Si è infatti osservato che in base alla situazione in cui ci si trova di fronte, possono essere utili o leader del primo tipo o del secondo: se per esempio scattasse un allarme antincendio in un cinema, un leader orientato al compito svolgerebbe molto meglio il proprio incarico rispetto ad un leader orientato alla persona, in quanto darebbe delle indicazioni in modo semplice, efficace e in modo tempestivo; al contrario di fronte ad un progetto da svolgere tramite lavoro in team, sicuramente un leader orientato alla persona porterebbe il gruppo ad un risultato migliore.
Ma come si forma un leader? Molti studi della psicologia dello sviluppo dimostrano che fin dalla più tenera età è possibile osservare le caratteristiche di un leader nei comportamenti del bambino. È di sicuro un fattore estremamente importante per la formazione di un leader lo stile di attaccamento che intercorre tra il bambino e il caregiver primario (colui che se ne occupa maggiormente), solitamente la madre. Si è notato come un adulto leader abbia avuto da bambino un tipo di attaccamento sicuro, in cui il caregiver primario che alterna momenti di intimità e attenzioni verso il bambino, con momenti di serietà, in cui il bambino viene rimproverato per un capriccio o un dispetto, ma sempre seguito da un momento di spiegazione in cui viene chiarito il motivo del rimprovero e fatto capire al piccolo dove sta l’errore.
Lo studio sulla leadership è ancora un campo in espansione, vengono fatti continuamente degli esperimenti e dei paradigmi per cercare di comprendere quali fattori entrano in gioco per la formazione di un leader; questo interesse è giustificato dal fatto che, in generale, un certo tipo di comando e di guida possono essere cruciali per il destino di un qualunque gruppo sociale, che esso sia una squadra sportiva o un’intera nazione.
Beatrice Capoferri,
Redazione Milano.