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domenica, 17 Novembre, 2024

Le rivelazioni di Amato su Ustica non sono rivelazioni

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Sabato 1 settembre, Repubblica ha pubblicato un’intervista della giornalista Simonetta Fiori
all’ex Presidente del Consiglio ed ex Presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato.
L’intervista ruotava intorno a delle presunte rivelazioni di Amato a proposito della strage di
Ustica, avvenuta nel 1980.
Il 27 giugno di quell’anno, alle 20:59, un aereo DC-9 della compagnia ITAVIA, che viaggiava
da Bologna a Palermo, precipitò al largo dell’isola di Ustica, poco a nord di Palermo, con 81
persone a bordo. Nell’intervista a Fiori, l’ex Presidente del Consiglio sostiene che la tesi più
credibile sia quella di una responsabilità dell’aeronautica francese nei fatti, come
conseguenza di uno scontro tra gli aerei della NATO e quelli dell’aviazione libica avvenuto
nei cieli italiani. Amato sostiene che il DC-9 sia stato abbattuto per errore e che in realtà il
pilota dell’aereo francese da cui partì il missile intendesse colpire un Mig libico a bordo del
quale i vertici militari francesi e statunitensi presumevano si trovasse il leader libico
Muammar Gheddafi.

L’elemento, finora inedito, discusso dall’ex Presidente del Consiglio nell’intervista riguarda il
coinvolgimento di un altro ex Presidente del Consiglio, allora Segretario del Partito
Socialista, Bettino Craxi, che all’epoca dei fatti non ricopriva alcun incarico di governo.
Secondo Amato, Craxi era venuto a conoscenza del piano della NATO di sbarazzarsi di
Gheddafi e, in virtù della sua spregiudicatezza in politica estera e dei buoni rapporti che lo
legavano al leader libico, decise di metterlo al corrente. Non è chiaro come Craxi potesse
essere a conoscenza di un piano della NATO per abbattere l’aereo a bordo del quale si
potesse presumere che fosse a bordo Gheddafi. Secondo la gran parte dei commentatori,
compresi i figli dell’allora Segretario del Partito Socialista, Amato avrebbe fatto confusione
con un altro episodio nel quale Craxi mise al corrente Gheddafi di un piano per eliminarlo,
risalente al 1986.


Non sembra che le rivelazioni di Amato contengano ulteriori elementi che possano indicare
oltre ogni ragionevole dubbio un coinvolgimento francese nell’abbattimento del DC-9
dell’ITAVIA, ma l’intervista è stata ed è tuttora parecchio discussa proprio per l’autorevolezza
riconosciuta all’ex Presidente del Consiglio, che si è lungamente occupato della vicenda. Nel
1986, infatti, ricevette proprio dall’allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, l’incarico di
fare luce sulle responsabilità nell’abbattimento dell’aereo di ITAVIA, perché i parenti delle
vittime potessero avere giustizia. Secondo Amato, tuttavia, Craxi lo fece con qualche
reticenza e su pressione dell’allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.

La carcassa del DC-9 dell’ITAVIA, al Museo per la Memoria di Ustica, a Bologna. (Wikimedia
Commons)

Fu proprio Cossiga, stavolta nel 2007, a offrire nuove ed ulteriori rivelazioni, ma anche allora
non supportate da nuove prove concrete, riguardo la responsabilità francese
nell’abbattimento. Secondo l’ex Presidente della Repubblica, il DC-9 era stato abbattuto da
un missile sparato da un aereo francese che era partito dalla portaerei Clemenceau, al largo
della costa meridionale della Corsica. Cossiga aggiunse anche che il pilota di quell’aereo si
suicidò a causa dei sensi di colpa.


In una lettera scritta da Amato, pubblicata proprio oggi, martedì 5 settembre, da Repubblica,
l’ex Presidente del Consiglio ha chiarito ancora una volta la sua posizione, rispondendo alle
infamanti accuse che lo vorrebbero posizionarsi in vista di un’eventuale candidatura al
Quirinale. Se, da un lato, associare l’intervista di Amato alle sue ambizioni personali è
certamente esecrabile, è comunque doveroso sottolineare come le dichiarazioni dell’ex
Presidente del Consiglio siano prodotto di teorie in grandissima parte frutto di considerazioni
di carattere individuale. Non è chiaro, dunque, in virtù di quale valutazione Amato abbia
ritenuto sensato chiedere al Presidente francese, Emmanuel Macron, di «togliere l’onta che
pesa» sul suo Paese.


Nella sua newsletter quotidiana il direttore di Pagella Politica, Giovanni Zagni, ha fornito il
commento probabilmente più centrato sull’intera vicenda. «Il rasoio di Ockham impone la
spiegazione più facile, per quanto sorprendente: che in realtà Amato non sappia davvero
molto più di noi».

di Giuseppe Russo

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