Carissimi lettori, pur non avendo ancora esaurito gli argomenti riguardanti le rose, ho pensato fosse necessario interrompere la serie degli articoli su tale tema (che riprenderò presto) per dar spazio a una pianta molto bella che in questi giorni riempie di colore i banchi di vivaisti e fioristi: la primula.
Il genere Primula comprende circa cinquecento specie diffuse in tutto il globo. Ha foglie basali, disposte a rosetta, lisce o rugose, e fiori di diversi colori raccolti in grappoli, ombrelle, capolini o verticilli, anch’essi basali o sorretti da steli verticali. Tra le primule ci sono sia specie annuali che perenni. Quelle che si trovano in commercio sono per lo più perenni e, con poche e semplici cure, potranno regalarvi bellissime fioriture per diversi anni.
La catalogazione delle primule non è sempre semplice. Le specie di questo genere, infatti, si ibridano facilmente e anche in natura si trovano a volte individui ibridi. In Lombardia, ad esempio, esistono diverse specie e laddove gli areali di diffusione delle differenti specie si sovrappone si possono trovare forme intermedie.
Vediamo alcune specie, con particolare riferimento a quelle che potete trovare in natura nei nostri luoghi.
Primula vulgaris è molto diffusa nei prati. Ha foglie rugose, ovali e fiori di un delicato giallo pallido, brevemente peduncolati. I frutti sono delle capsule da cui si possono ricavare i semi. È una pianta rizomatosa.
Primula veris ha foglie rugose come la specie precedente, ma ha fiori più piccoli e raccolti in un’ombrella di fiori orizzontali o reclinati leggermente verso il basso, quasi penduli, di colore giallo. Lo scapo fiorale raggiunge un’altezza variabile dai quindici ai venticinque centimetri. Anche questa specie è dotata di rizoma.
Primula glaucescens, tipica delle prealpi lombarde, ha foglie lisce e glabre e fiori raccolti in un’ombrella formata da due a cinque fiori e alta da cinque a dodici centimetri, di colore rosa intenso. A differenza delle specie precedenti che si trovano nei prati, la Primula glaucescens si trova sulle rocce, nelle crepe e nelle cavità. Capita di trovare ibridi di questa specie con altre diffuse nelle stesse zone. Si sono trovati esemplari con ombrelle alte e rosa e foglie globose, nati dall’ibridazione di Primula glaucescens con Primula veris.
Primula elatior, anch’essa presente in Italia, ha foglie rugose e pubescenti (ricoperte da una sottile peluria) e fiori raccolti in un’ombrella formata da
un numero variabile di fiori, da tre fino a dodici o, a volte, di più, di colore giallo chiaro con il centro più scuro. Lo stelo fiorale raggiunge un’altezza da dieci a trenta centimetri.
Primula florindae, di origine tibetana, raggiunge un’altezza di un metro e venti, ha foglie a rosetta, rugose, e fiori penduli, gialli, simili a campanelle, raccolti in ombrelle.
Primula anisodora, conosciuta anche come Primula wilsonii varietà anisodora, ha foglie glabre e fiori di un bel porpora scuro raccolti in scapi alti da trenta a sessanta centimetri. È originaria della Cina.
Infine, Primula hortensis è il nome con cui si definiscono gli ibridi creati dai coltivatori per i giardini. Sono per lo più queste le primule che riempiono di colore i banchi dei fioristi e i nostri giardini e balconi. Si tratta di primule discendenti da Primula vulgaris e da altre specie. Hanno fiori più grandi rispetto ai loro antenati selvatici, brevemente peduncolati e di colori assai vari: giallo, arancio, rosso, viola, indaco, bianco…
La coltivazione delle primule è semplice. Sono piante con poche esigenze da soddisfare. Non amano i terreni troppo ricchi e troppo salini, evitate quindi di concimarle, soprattutto con prodotti inorganici.
Per la coltivazione in vaso utilizzate del terriccio universale, di quello che si trova facilmente in commercio, bagnando frequentemente ma evitando i ristagni d’acqua. Potete, a questo scopo, aggiungere della sabbia nel terriccio in ragione di tre a uno (una parte di sabbia e tre di terriccio universale).
In piena terra potete piantarle un po’ ovunque, anche sotto gli alberi, specialmente quelli a foglia caduca che metteranno le foglie solo dopo la fioritura delle primule. Potete anche inselvatichirle nel prato: la fioritura precede il primo taglio dell’erba e le rosette basali, essendo basse, non subiscono danni eccessivi dallo sfalcio del prato. Le specie più adatte per l’inselvatichimento sono quelle spontanee come Primula vulgaris e Primula veris, ma anche Primula hortensis si presta.
Se il terreno del vostro giardino fosse troppo compatto, potete aggiungere della sostanza organica come la torba.
La riproduzione delle primule avviene per lo più tramite semina. Potete lasciare che i fiori producano frutti e semi e, una volta seccato il frutto, seminarle in un semenzaio con terriccio universale. Altrimenti potete trovare i semi in commercio. Alcune specie tendono ad allargarsi e formare più rosette da un
singolo ceppo (è il caso di Primula glaucescens) e possono essere quindi riprodotte per divisione o talea.
Per l’inselvatichimento potete anche distribuire direttamente i semi nel prato ricoprendoli con un leggero strato di sabbia o terriccio.
Le primule sono piante perenni e possono quindi essere conservate per diversi anni, rinvasandole ogni due anni per rinnovare il terriccio. Durante l’estate le foglie tendono a scomparire per l’eccessivo caldo e la pianta potrebbe sembrarvi morta. Non cascate in questo errore! Il rizoma è vivo e vegeto e pronto a germogliare la primavera successiva. Il peggior nemico delle primule è infatti il caldo.
A presto!
Enrico Proserpio