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sabato, 23 Novembre, 2024

Le esperienze infantili di violenza e i segni sul cervello

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Milioni di bambini sono vittime dirette di abusi e maltrattamenti o testimoni di violenza domestica.
Molte esperienze infantili di violenza fisica ed emotiva, disgraziatamente, si svolgono negli ambienti familiari, sono, spesso, azioni perpetrate da mani e occhi che, per natura, dovrebbero proteggere e tutelare.
Non è, però, sempre così, pertanto non si escludono forme di violenza che possano verificarsi anche al di fuori delle mura domestiche.
Tali fatti rimangono tendenzialmente sommersi, poche le denunce e poca l’attenzione dedicata all’immenso dolore vissuto.
La violenza sui bambini, sotto forma di abusi sessuali, fisici e affettivi, avviene più di quanto si possa immaginare; sono storie rabbrividenti che mantengono spesso un certo grado di segretezza, poiché la paura, la vergogna e il senso di colpa tendono ad affossare le piccole vittime nel loro stesso sgomento, non permettendogli di trovare strade alternative e, forse, anche risolutive.
Inoltre, vista anche la tenera età, sarebbe complicato riuscire a mettere in atto strategie che possano trasformarsi in strade della salvezza, soprattutto se la situazione richiede loro di difendersi fattivamente dalle figure significative di riferimento.
In tal contesto, i bambini si sentono disorientati, disorganizzati e soli.
Generalmente, credono di non avere altre possibilità ma, soprattutto, credono di non averne neppure il diritto. Inoltre, non trovano il coraggio e le risorse per poter rispondere a quanto li attanaglia.
Tali fatti, quindi, rimangono per lo più sommersi e ben nascosti anche per lungo tempo, e il dolore diventa man mano una sofferenza insormontabile.
I bambini si sentono, altresì, traditi dall’amore e dalla vita, si sentono traditi da chi dovrebbe rappresentare il loro “posto al sicuro”, defraudati dei propri bisogni più profondi.

Si creano così mondi celati, terribili e terrificanti, capaci di distruggere e di far del male agli attori principali. S’infervorano inferni in cui è difficile, o quasi impossibile, vedere la luce della via di uscita. E senza via di uscita c’è la resa, accompagnata dalla mortificazione e dal senso di pericolo costante. I bambini maltrattati e trascurati portano dentro un peso insostenibile, un peso associato ad un senso di impotenza appresa che li accompagna in ogni momento della propria esistenza.
Le difficoltà traumatizzanti in cui riversano sembra abbiano il potere di sopraffarli e spegnerli, disimpegnandoli dalla realtà.
Sperimentano vuoti che diventano vortici travolgenti di vite negate, annullate, impoverite.
Gli “incidenti di percorso”, che avvengono durante la crescita evolutiva, se scoperti, possono essere anche sottovalutati, e questo non fa che sentire le vittime ulteriormente squalificate e umiliate. C’è il rischio che i bambini si sentano, in questo modo, irreparabilmente sbagliati.
L’abuso emozionale e il maltrattamento psicologico sono forme di violenza particolarmente misconosciute nonostante la portata dei danni che ne conseguono.
L’esperienza traumatica in età evolutiva, soprattutto quella che avviene in seno alla propria famiglia, compromette il funzionamento globale del bambino, nello specifico per la relazione difficile che si instaura. Disfunzioni significative nei sistemi di attaccamento modificano drasticamente l’assetto della personalità, con segni tangibili anche da un punto di vista organico.
Legami abusanti e traumatizzanti alterano la sintonizzazione tra la mente del bambino e quella del caregiver, compromettendo direttamente lo sviluppo delle strutture cerebrali del piccolo.

I bambini si regolano attraverso gli adulti, e se questo non può avvenire per la violenza che impera all’interno delle relazioni significative, allora sarà più difficile la promozione dell’autoefficacia personale e dell’organizzazione di significato di chi è in crescita.
La difficoltà si traduce in un processo inadeguato di maturazione in tutte le aree cognitive ed emotive. Per tal motivo, negli anni che seguono, le vittime appaiono maggiormente vulnerabili ai problemi di salute mentale, in particolare al PTSD (disturbo post-traumatico da stress) e ai disturbi
ansiosi e depressivi.
In letteratura scientifica si sottolinea che i fatti sfavorevoli avvenuti in età precoce possono attivare circuiti neuroendocrini capaci di alterare la plasticità cerebrale e la personalità della vittima.



Dott.ssa Rosetta Cappelluccio
Psicologa psicoterapeuta

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