Raccontare ciò che subiscono le ragazze iriane quando arrivano qui in Italia è difficile perfino per gli interpreti, tanto che questi hanno difficoltà a trovare le parole adatte per tradurre ciò che viene raccontato. In questo caso “sventrare” è quella più idonea, come raccontano le due protagoniste di questa triste storia.
Sono loro le due ragazze iraniane di 20 e 21 anni che hanno deciso di raccontare quello che subiscono. Attraversando la Turchia, sono scappate dalla Repubblica islamica per arrivare in Italia, perché colpevoli di aver preso parte a manifestazioni nel corso delle quali non hanno portato il velo.
Appartenenti al movimento Donna, vita, libertà, dove più volte arrivano racconti della brutalità che queste donne subiscono, sono state sventrate non solo fisicamente ma anche interiormente, entrambe, infatti, prendono psicofarmaci per disturbo post traumatico da stress.
Con violenza vengono condotte al centro di detenzione. Interrogate in modo brutale, raccontano di unghie strappate ed elettroshock. Alina dichiara: “io sono stata fortunata, perché a differenza delle altre, sono stata solo torturata e non stuprata, lo stupro è all’ordine del giorno, tanto che, tra i prodotti più richiesti alle famiglie, c’è la pillola del giorno dopo.”
“Molte ragazze vengono uccise perché incinte”, racconta la ragazza, “viene asportato loro l’utero per nascondere le prove della gravidanza e fingono che si siano suicidate”.
La ragazza racconta di atrocità, subite sia da lei che dal suo fidanzato, che non dovrebbero essere neanche immaginate, eppure ancora dilaga questa violenza gratuita, frutto di una mentalità chiusa e retrograda nei confronti di donne e uomini che vogliono affermarsi e far valere la loro autonomia, indipendenza, ma, soprattutto, libertà.
di Daniela Buonocore