di Alessandro Giugni
Dopo più di un anno di incessante martellamento da parte degli organi di stampa con riferimento alla pandemia da Covid-19, iniziano a emergere alcuni dati particolarmente preoccupanti relativi alle conseguenze sanitarie di questo esasperato terrorismo mediatico.
In primo luogo, si prenderanno in considerazione gli esiti di uno studio condotto da Davide Croce per l’Università Carlo Cattaneo, altresì nota come LIUC. Basandosi sui dati delle aziende sanitarie pubbliche e dell’Agenas (l’Agenzia Nazionale dei Servizi Sanitari), è stato possibile ravvisare come in Italia nel 2020 siano state erogate 73 milioni di prestazioni specialistiche in meno rispetto all’anno precedente. A titolo di esempio, si riportano qui di seguito alcuni dei numeri più allarmanti. I ricoveri ordinari negli ospedali sono complessivamente diminuiti del 24,83%; in Lombardia e Sardegna si è ravvisato un calo, rispettivamente, del 40% e del 57% dell’attività chirurgica a causa tanto del blocco delle attività programmate negli ospedali quanto per la conversione di alcuni blocchi operatori in TI; le mammografie sono diminuite del 32%; gli screening di colon e retto sono dimezzati pressoché su tutto il suolo della Repubblica.
In secundis, è opportuno segnalare quanto emerso da un intervento del professore di Oncologia Medica alla Sapienza di Roma, Francesco Cognetti, sul Quotidiano Sanità. In questi 15 mesi di pandemia sono stati ritardati o cancellati oltre 100.000 interventi chirurgici per tumore. Ciò ha determinato la morte di circa 40.000 persone in più rispetto alla media del quinquennio precedente e che non sono in alcun modo attribuibili al Covid. Non solo. Secondo uno studio realizzato da IQVIA con il supporto di Farmindustria, le tempistiche per la diagnosi e la cura delle masse tumorali si sono dilatate di oltre il 20%. Inoltre, sempre in base a quanto emerso nel predetto studio, non sono stati avviati circa 450.000 trattamenti per patologie quali diabete, ipertensione, disturbi respiratori e malattie cardiache. Gli effetti dell’assenza di prevenzione e dei posticipati (o mancati) interventi, dunque, non sono certamente esauriti, ma si manifesteranno con ulteriore forza nei prossimi mesi.
Da ultimo, appare sconcertante quanto si può apprendere dall’analisi dei dati ISTAT sugli accessi ai Pronto Soccorso. Nel corso del 2020, infatti, la richiesta di accesso a tali strutture è diminuito di oltre un terzo.
Quanto sopra detto ci impone di compiere una riflessione sul comportamento tenuto dai mass media in questo ultimo anno: l’esasperata ed esasperante comunicazione del terrore dalla quale siamo stati bombardati è forse, in tutto o in parte, stata determinate per l’insorgere di una seconda pandemia, ossia quella determinata dalla mancanza di prevenzione e cura di qualsivoglia altra malattia che non fosse Covid? A ognuno il compito di darsi una risposta.