Abitare è un verbo strettamente connesso alla parola latina habere (avere) ed è, effettivamente anche nel mondo moderno, un concetto che molto ha a che fare con l’idea di proprietà e di possesso. Quando però l’idea di possesso viene portata all’estremo, inserita all’interno di un contesto sociale ricco di disuguaglianze come quello moderno, non può che portare a sviluppi tanto inaspettati quanto assurdi.
É il caso delle case-bara di Hong Kong, dove migliaia di persone vivono quotidianamente la loro vita. Si tratta di abitazioni di dimensioni talmente piccole da essere inabitabili, frutto di una chimera con la testa di capitalismo e la coda di comunismo. Migliaia e migliaia di cittadini, impossibilitati ad acquistare una casa entro i confini di una delle città più care del mondo, si trovano costretti ad abitare in pochi metri quadrati (le dimensioni medie delle case-bara si aggirano infatti intorno agli 11mq), senza alcun rispetto di norme igieniche e sanitarie.
La necessità di ricorrere a questo tipo di soluzioni abitative è certamente il prodotto di un movimento sociale che costringe le persone più povere a spostarsi dalle periferie e dalle campagne verso i centri urbani, nella speranza di trovare una vita migliore e più ricca.
Tutto quello che trovano, spesso, è però nient’altro che desolazione e condizioni di vita ben peggiori di quelle da cui provengono.
L’ idea quasi estremista di dover possedere una casa a tutti i costi, affiancata dall’esigenza economica del proprio sostentamento, spesso reperibile solamente entro i confini delle grandi città, è il motivo per cui il fenomeno delle case-bara non dovrebbe essere ignorato dalla critica contemporanea. Queste abitazioni minuscole in cui si conducono vite indicibili sono una forma paredra, ma parossistica, delle grandi case a cui sono abituate le classi più abbienti, che dominano il mercato immobiliare di Hong Kong. E mentre per un ricco non è un problema affrontare l’aumento esponenziale degli affitti in città, molti di coloro che sono costretti a vivere nelle case-bara affermano di pagare fino a 530 euro mensili per vivere in uno spazio di 11mq.
Simbolicamente è evidente che questo fenomeno non sia altro che il sintomo di una forma di classismo sociale che va, man mano, esasperandosi anche nei paesi asiatici.
Questo esercito di persone invisibili, di ultimi, di membri della classe operaia, di pensionati e di giovani però, continua a soffrirne le conseguenze in silenzio, mentre il mondo occidentale ignora la loro sofferenza.
di Stefano Sannino
(Ph: Benny Lam)