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sabato, 23 Novembre, 2024

Le buone abitudini nascono a tavola

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di Martina Grandori

Sprecare non è mai stata una cosa né intelligente, né tantomeno di buon senso specialmente in questo scenario di grandi e preoccupanti incertezze.
 
Per due mesi tutta l’Italia si è data ai fornelli, tutti sono diventati panificatori, pasticceri, chef più o meno capaci.
 
Ma ci siamo domandati mai quanto cibo abbiamo buttato via in questo periodo di arresti domiciliari?
 
Forse no, per questo ora è importante iniziare, se non si è già fatto prima a mettere in atto alcuni accorgimenti antispreco. Ridurre lo spreco in cucina è sinonimo di lungimiranza e civiltà, non a caso una delle tematiche dell’Agenda 2030 dell’Assemblea dell’Onu è proprio questa. In un mondo più sostenibile, la parsimonia, il rispetto per le risorse come il cibo è qualcosa di fondamentale per migliorare la qualità delle nostre vite e del pianeta.
 
Meno sprechi, meno consumi inconsapevoli di prodotti agricoli, di acqua e di energia elettrica, portano ad un impatto ambientale più soft, combattere lo spreco alimentare è un fattore determinante per il futuro, anche da un punto di vista sociale, economico e nutrizionale, la maggior parte della popolazione dei paesi ricchi, è grassa.
 
Per produrre il cibo che  ogni anno in Italia si butta via, le stime fatte da WWF parlano di 1226 milioni di metri cubi di acqua (pari al quantitativo d’acqua consumata annualmente da 19 milioni di italiani), e circa 24,5 milioni di tonnellate di CO2, pari al 20% delle emissioni di gas serra del settore trasporti. Ridurre lo spreco alimentare diventa prioritario proprio ora che si sono abbassati i livelli di ha effetti positivi anche sulle tasche degli italiani: ogni anno si spendono in media 316 euro in cibo che viene buttato.
 
Purtroppo il non consumare cibo che si ha in frigorifero o nella dispensa è una cattiva abitudine assai diffusa soprattutto fra i giovani single che finché non c’è stata la pandemia, molto spesso decidevano di restare fuori a mangiare, buttando poi via il cibo perché non più fresco. Il fattore tempo e gli imprevisti – vedi l’invito all’ultimo da amici, l’aperitivo che si è prolungato, l’acquisto di cibo già pronto al supermercato davanti all’ufficio – sono determinanti.
 
Ma ora è arrivato il momento di cambiare abitudini, in primis perché tutti si sarà più poveri, perché la cassa integrazione è la nuova realtà per moltissimi lavoratori.
Bisogna imparare ad organizzare e gestire l’economia domestica che riguarda la cucina, leggendo su internet si trovano moltissimi spunti validi e pratici che possono essere d’aiuto per rivedere lo spreco alimentare.
 
Sicuramente fare la lista della spesa ipotizzando un menu settimanale è il punto di partenza, in questo modo si acquistano solo prodotti mirati. Badate anche a non cadere nei tranelli delle maxi offerte: spesso si comprano quantità eccessive di alimenti che poi non si consumano e si buttano.
 
Scegliere anche in base alla data di scadenza, e se il prodotto non viene consumato si può ricorrere al geniale freezer: surgelando il cibo prossimo alla scadenza, lo si può salvare e riutilizzare successivamente. E infine, ecco il consiglio più audace, ma altrettanto valido: liberate la vostra fantasia e con il cibo avanzato, con il “poco che c’è in frigorifero” invitate e improvvisate cene dove si spilluzzicano gli avanzi in piccole porzioni. Fa molto medioriente, lì il cibo è sacro e non si spreca e sulle tavole libanesi ad esempio le porzioni sono sempre “assaggi” che diventano quasi un gioco dei sensi. E il senso di colpa per lo spreco svanisce.
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