La compagnia: Qui e Ora è una compagnia di produzione costituita da artiste provenienti da esperienze diverse ma accomunate da una stessa visione poetica. Lavora su drammaturgia autografa e ama confrontarsi e collaborare con altri artisti e artiste per dare vita alle proprie opere, in un meticciamento di linguaggi e visioni. Nasce nel 2007 sul territorio della provincia di Bergamo con il progetto Être – Esperienze Teatrali di Residenza, opera in ambito nazionale e internazionale con produzione di spettacoli, organizzazione di rassegne, curatela di laboratori.
Qui e Ora è teatro che parla del presente, che prova a costruire immaginari collettivi e dare forza alle contraddizioni con uno sguardo ironico. Qui e Ora è incontrare le persone. Fare del quotidiano atto e visione artistica. Riscoprire il senso di comunità e arte profondo che ogni territorio esprime. Le relazioni umane e i luoghi insoliti sono due dei motori artistici di Qui e Ora.
Gli spettacoli
My place: in scena tre corpi nudi – o meglio in biancheria intima – volutamente messi in evidenza: masse corporee vive e non censurate, vere e ben diverse da quelle che ancora oggi siamo abituati a vedere in mostra sui giornali, su internet, in televisione. Tre donne non più giovani ma non ancora vecchie, certamente non perfette. Ma belle. Perché autentiche. E disposte, in uno show surreale, ad offrirsi al pubblico per quello che sono, corpi senza casa né spazio, sfrattate dal proprio io, lanciate a inseguire, divorare e moltiplicare le proprie ombre.
Poche parole, quadri visivi, corpi in movimento. Un racconto fisico che va a indagare i luoghi dell’intimo. (15-16 novembre – MTM TEATRO LITTA)
Ladies Body Show è uno spettacolo nato prima della pandemia, rimasto come tutto il mondo sospeso e tornato a vivere nel 2021. Il corpo e la consapevolezza di come scegliamo sono al centro del lavoro, corpo come carne, guardato, massacrato, giudicato, abbandonato, ricostruito, accettato o allontanato.
Come selezioniamo le cose e le persone che ci circondano? I nostri occhi e il nostro cervello operano una selezione in base ai nostri gusti personali, alle nostre emozioni, al nostro vissuto… Quanto siamo influenzati dalle immagini? Dagli stereotipi? Dall’esterno che ci circonda? Quanto vale un attore? Quanto vale un personaggio? Quanto vale il pubblico? Quanto vale scegliere?
(17-18 novembre – MTM TEATRO LITTA)
regia Silvia Gribaudi – con Francesca Albanese, Silvia Baldini e Laura Valli – un progetto di Qui e Ora Residenza Teatrale
Abbiamo incontrato Laura Valli, tra le fondatrici di Qui e ore Residenza Teatrale, Direttrice artistica e attrice
Possiamo dire che il vostro Teatro racconti il nostro oggi, la nostra attualità? Quali sono quindi le trame del nostro oggi? E quali i linguaggi da utilizzare per raccontarle?
«Noi partiamo da tematiche che sicuramente riguardano il contemporaneo, concentrandoci sui vari aspetti del quotidiano, vi è quindi anche grande concretezza. Il nostro racconto spesso riguarda spaccati di quotidianità che tutti ci ritroviamo a vivere ed affrontare, ma scende poi in profondità, fino a diventare intimistico. Partiamo da un personale che finisce per diventare politico. Questo è il nostro modo di procedere quando decidiamo di affrontare una certa tematica. I nostri processi di produzione sono anche molto lunghi, raggiungiamo una forma che poi scomponiamo e ricomponiamo, finché non siamo soddisfatte del risultato finale. Questo è il nostro modo di relazionarci al presente.
Entrambi i nostri spettacoli sono lavori di “teatro fisico”, non vi è un filo narrativo, ma pur non essendoci una trama sono spettacoli “leggibili”, lavorano molto sull’ironia e sull’emozione. È un teatro che può essere compreso da tutti, ma anche che può essere vissuto da ognuno in modo differente.»
Si può allora definire il vostro modo di fare teatro come teatro politico?
«Non secondo l’accezione che se ne ha oggi. Il nostro non è un teatro sociale, noi non declamiamo nulla. È un teatro che parla sicuramente del presente, dell’attualità, solo in questo senso può essere definito “politico”.»
Sembrerebbe, sotto un certo punto di vista, che ci sia stata un’evoluzione, che siano stati superati certi stereotipi e modelli di corpo femminile, che ci troviamo in un’altra fase storica, più progredita, ma se c’è ancora bisogno di spettacoli come questi, probabilmente non è così…
«Magari fossimo così avanti, in realtà siamo ancora in uno stato di grande arretratezza. Basta pensare all’elevato numero di femminicidi che avvengono ancora oggi. Attualmente si può essere ciò che si vuole, ma si deve comunque rientrare in determinati canoni estetici. È questo che noi vogliamo mettere in discussione, un modello che è calato dall’alto, non naturale.
Noi non siamo magre, ma nemmeno grasse, siamo donne normali di mezza età, con pregi e difetti. Tutto ciò che a noi interessa è ciò che i nostri corpi si portano dietro: la vita, l’energia, la propria storia, in questo c’è della bellezza.
Siamo tutti ancora sotto attacco da questo sistema, anche gli uomini. Così come è un dato di fatto che tutt’oggi viviamo una società patriarcale, chi nega ciò nega la realtà.»
Secondo lei può il vostro Teatro essere formativo, si può dire che parli alle coscienze?
«Diciamo che non ci siamo mai poste degli obbiettivi così alti e non è nemmeno l’intento di chi, di questi due spettacoli, ha fatto la regia. Quello che cerchiamo di fare è di gettare dei semi che possano essere da stimolo per una riflessione. Cerchiamo di raccontare punti di vista differenti. Noi possiamo solo porre domande, insinuare dubbi, creare cortocircuiti e mostrare dei corpi imperfetti che gioiscono, e succede, per fortuna, che questo abbia un impatto sugli spettatori.»
È possibile dare un senso alla nostra realtà attraverso il Teatro?
«Il Teatro rimane un luogo fondamentale perché è il luogo della presenza fisica e del rito collettivo. Resta quindi un luogo di relazione, indispensabile, e spero continui a rappresentare un punto di vista critico. È questa la responsabilità dei teatranti: insinuare dubbi e ribaltare certezze. Non possiamo e non vogliamo dare certezze, ma sicuramente questi cortocircuiti sono necessari per mantenere viva una società.»
di Susanna Russo