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martedì, 17 Dicembre, 2024

L’astensionismo è il sintomo della crisi dello Stato Nazione

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di Gabriele Rizza

Domenica la Francia è andata al voto per la quarta volta in un anno: dopo i due turni delle presidenziali che hanno consegnato la vittoria a Macron, i francesi hanno rinnovato anche il loro Parlamento. Aldilà del risultato, dei vincenti e degli sconfitti, affiora anche oltralpe la più grande malattia della democrazia nel Vecchio Continente, l’astensionismo. Al primo e al secondo turno delle legislative francesi si è recato a votare meno della metà degli aventi diritto, così come in Italia all’ultimo referendum ha votato poco più del 20%, seguendo un trend confermatosi alle ultime amministrative, alle europee del 2019, politiche del 2018. Eppure, gli analisti, la stampa, la classe politica stessa, o più comunemente il mainstream, sottolinea sempre le percentuali raggiunte dai partiti nascondendo sotto al tappeto la vittoria dell’astensionismo, il più grande partito d’Europa. Vince il partito di chi non crede più nella democrazia l’establishment politico e culturale fa finta di non vederlo.
Le cause dell’astensionismo sono in gran parte diverse in ogni Paese d’Europa, c’è però un comune dominatore: più il peso delle politiche europee si fa sentire, più cresce il partito del non voto. italiani, greci, spagnoli e francesi non sono anti europeisti, ma quando un governo è obbligato a fare certe politiche, ad avere parametri stringenti e a subire la minaccia dello spread, i cittadini si rendono conto che qualsiasi partito al governo farà la stessa cosa di quello opposto. Se ne sono resi conto per le promesse mai realizzate, come quelle del governo gialloverde del 2018, ultimo governo di speranza nazionale prima della rassegnazione al tecnicismo di Draghi.
I partiti d’Europa, così come la classe intellettuale, sono anche culturalmente indietro di vent’anni. La dicotomia di centrodestra e centrosinistra non sono più in grado di rispondere ai tempi che corrono, non riescono ad interrogarsi, interpretare, offrire soluzioni. Francia e Italia hanno in comune la crisi di repubblicani e socialisti, Partito Democratico e centrodestra, quasi appiattiti sulle stesse posizioni se non su quelle etiche, ma gli altri, i Melenchon, Le Pen, Meloni non possono andare al governo causa spread, e se ci andassero tornerebbe il problema di fattibilità di certe politiche sociali e di spesa espansiva, tradendo l’elettorato e spingendo ancora di più l’astensionismo di massa. I cittadini credono di non avere potere decisionale con il loro voto, è questa la più grande crisi dello Stato Nazione. La sua salvezza sta nel far sentire lo stato appartenente al popolo e per il popolo. Altrimenti l’eccezione tecnica di Draghi sarà la regola e voteremo senza essere democratici.

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