di Gabriele Rizza
C’è un lato tragicomico della democrazia, quasi come fosse una storia surreale di Kafka: c’è un elefante in una stanza che partiti e mainstream non vedono, o meglio, fanno finta di non vedere: l’astensionismo di massa. Alle ultime elezioni amministrative il 46% degli elettori non è andato a votare, ancora peggio è andata al ballottaggio. Dei 12 milioni di italiani chiamati alle urne, si sono presentati poco più di 6 milioni di persone, senza considerare le schede bianche o volutamente rese nulle da quegli italiani che non vogliono comunque perdersi il rito democratico, che sia per dovere, ironia, o per approfittare dello sconto del 75% di Trenitalia per chi torna a casa a votare. Dati, quest’ultimi, che chi di dovere si guarda bene dal dare.
La narrazione ufficiale è che l’astensionismo è pura disaffezione, o un’esternazione di quello scarso senso civico imputato agli italiani. Eppure, non andare a votare è semplicemente una scelta politica. Chi vince non ha mai davvero il 50% più uno della popolazione, è l’unico dato incontrovertibile della democrazia per come è diventata in Italia. La sinistra festeggia, e ne ha anche motivo, vista la batosta del 2018, delle ultime europee e dei sondaggi che danno un centrodestra unito vittorioso, ma una realtà dice ben altro: oltre al fiume di milioni di astenuti, si è votato in città perlopiù storicamente amministrate dalla sinistra. A Roma ad esempio, salvo una breve parentesi, la destra non ha mai vinto. L’Italia però è più provincia che metropoli, circa 35 milioni di elettori vivono in provincia o città di provincia, e quella è più terra del centrodestra che del centrosinistra.
Alla fine, resta che i fatti politici non sono sempre fatti reali. C’è del fittizio nelle analisi e lo scacchiere politico per sopravvivere a sé stesso deve narrare, ma più si narra più la reazione del paese reale è di prendere le distanze, non andare a votare. Si dirà che alle elezioni politiche l’affluenza è sempre più alta, che le amministrative hanno un appeal inferiore, niente di più fuorviante se detto da chi vive la politica attivamente o come analista: la prima forma di partecipazione democratica sono i comuni; e se non si crede più che la propria città possa avere un futuro luminoso, questo è il punto più basso che questa “terza repubblica” abbia toccato.