di Gabriele Rizza
Diventa realtà una misura tanto attesa: il consiglio dei ministri ha dato il via libera all’assegno unico per i figli, i primi contributi saranno erogati su conti correnti delle famiglie a partire da marzo. Una misura che coinvolgerà 7 milioni di famiglie con figli a carico fino al ventunesimo anno di età e a partire dal settimo mese di gravidanza.
L’assegno unico, però, non va ad arricchire le altre forme di sostegno alle famiglie, ma le sostituisce con l’intento di mettere ordine in un ramo delle politiche sociali che cambia formule e nomi ad ogni cambio di governo: via le detrazioni per i figli a carico, gli assegni al nucleo familiare e i vari bonus bebè, bonus mamma domani e carta acquisti. Il nuovo assegno avrà una parte fissa ed una variabile in base all’ISEE e al numero dei figli a carico. Può andare da 50 a 175 euro al mese per ogni figlio, la quota più alta spetta a chi ha un ISEE sotto i 15 mila, la più bassa per chi ne ha uno da più di 40 mila. Mentre per chi ha quattro figli scatta una somma forfettaria aggiuntiva di 100 euro al mese.
La novità di merito e di metodo è che l’assegno spetta indifferentemente a tutti: disoccupati, autonomi o dipendenti, divisioni che in passato avevano creato non poche ineguaglianze, perché a beneficiare erano le famiglie di lavoratori dipendenti, mentre, per paradosso, i disoccupati non ricevevano un aiuto simile, gli autonomi lasciati nel solito limbo. Una misura che adesso riconosce di principio il valore del nucleo familiare al di là della posizione lavorativa dei genitori, in un momento in cui il sostegno alla famiglia è in terzo piano rispetto ad altre battaglie sui diritti civili, e in cui la denatalità rischia di essere, in un futuro ormai vicino, il principale problema della società ed economia italiana: senza figli non ci saranno nuove scuole, nessuno pagherà le pensioni ai lavoratori di oggi, per dirne alcune.
Una misura che deve essere solo l’inizio. Le risorse del Recovery Plan dovranno essere destinate alle esigenze educative dei bambini che i genitori non possono da soli offrirgli, andranno resi accessibili a tutti gli asili nido pronti ad accogliere i bambini fino al tardo pomeriggio, andrà finalmente rimesso al centro il tema della politica abitativa, rivalutando un patrimonio immobiliare statale, spesso al collasso e mal gestito, e metterlo a disposizione delle giovani coppie e ragazze madri. Per ora l’assegno unico metterà sul campo nel 2022 risorse pari a 15 miliardi di euro, per poi aumentare negli anni successivi, sostiene il governo.