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mercoledì, 18 Dicembre, 2024

L’armonia del mondo greco? Un frivolo inganno degli dei

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di Stefano Sannino

Quando pensiamo all’antica Grecia, immediatamente immaginiamo un mondo fatto di proporzioni, di bellezza, di ordine e di armonia. Eppure, sebbene tutte queste idee avessero un’importanza fondamentale nel mondo greco, spesso e volentieri nascondevano una visione del mondo ben più profonda di quello che si possa ritenere. Al contrario dell’idea di Chaos, quella di armonia e di ordine ruotava, anticamente, intorno ad una visione più filosofica e meno teologica. Vale a dire che, per i greci, l’armonia era un concetto archetipico astratto e non una divinità specifica come poteva essere il Chaos primordiale. Ciononostante vi è un Dio che, più di tutti, rappresenta nel mondo greco la materializzazione dell’amore per la proporzione e la bellezza: Eros. 

Talvolta inteso come forza primordiale, talvolta inteso come Demone, metà uomo e metà Dio, Eros è l’entità che unisce e che, unendo, crea armonia. L’unione prodotta da Eros non è affatto un’unione semplicemente amorosa o carnale; invece è un’unione che “mette ordine”, una forma di aggregazione universale che elimina il Chaos dall’esistenza, e che riporta tutto al proprio posto. Ma egli è, in qualche modo, anche collegato all’idea di bellezza, essendo figlio di Afrodite e di Ares. La bellezza dell’unione, dell’armonia, rispecchia l’idea tutta greca che l’essere umano bello dovesse avere delle proporzioni matematiche ed aritmetiche da cui era impossibile prescindere. L’unione e l’ordine dovevano quindi rispecchiare, nell’immaginario greco, anche l’idea di proporzione ed armonia, di bellezza e di appagamento dello sguardo. 

Ma, come detto, Eros non era solo figlio di Afrodite. In quanto figlio di Ares, egli aveva anche una natura irruenta, violenta quasi negativa. L’armonia è quindi nel pensiero greco figlia della guerra, dello scontro, dell’avversione. 

Se da un lato l’idea di ordine era strettamente correlata all’esteriorità ed alla bellezza formale, dall’altro era anche ritenuta prodotto dello scontro e del dibattito. Questa visione, che è andata perduta con la scomparsa del mondo greco, è stata rispecchiata anche dal pensiero filosofico, nel quale spiccano gli aforismi di Eraclito di Efeso: “Polemos (lo scontro) è padre di tutte le cose, di tutte re” o ancora “l’opposto concorde e dai discordi bellissima armonia” che meglio di qualunque altra cosa possono farci comprendere l’importanza, nel pensiero greco, della correlazione tra scontro e armonia, della collisione dei contrari che, lottando tra loro, creano l’ordine naturale delle cose. 

Quando quindi guardiamo al mondo greco, dobbiamo necessariamente comprendere che l’ordine e la perfezione formale che di primo acchito possono riguardare tutte le opere e i prodotti d’ingegno di quell’epoca, sono in verità dei simulacri di un pensiero ben più complesso e profondo, in cui non è l’armonia ad avere il ruolo fondante, quanto piuttosto lo scontro e la guerra e, conseguentemente, il dibattito, l’azione filosofica, lo scontro dei contrari e degli opposti. 

L’armonia e l’ordine sono, in questo senso, solamente un frivolo inganno, un “figlio” della Bellezza (Afrodite) e della Guerra (Ares).

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