di Stefano Sannino
Quanto è cambiata la nostra visione dell’amore nella storia? Un interrogativo a cui è difficile dare una risposta univoca, ma una riflessione in merito in un momento dove l’uomo è più che mai bisognoso d’amore e di attenzioni, è di grande attualità.
Per noi, l’Amore è un sentimento astratto intangibile ed indefinibile, ma per gli antichi Eros era un demone, un essere la cui natura era a metà tra quella umana e quella divina, una sorta di semi-dio il cui compito era proprio quello di mettere in comunicazione i due mondi.
La visione greca dell’Amore viene spiegata da Platone nel Simposio, un dialogo in cui durante una cena fittizia tra le personalità più importati di Atene – tra le quali spicca proprio Socrate, maestro di Platone – si affronta anche il tema della natura dell’Amore, in modo innovativo e rivoluzionario.
È proprio durante questo banchetto, che Aristofane prende la parola e racconta un mito che sarebbe poi stato destinato a passare alla storia: il mito dell’androgino.
In principio, secondo il celebre commediografo ateniese, vi sarebbero stati non due ma tre generi: gli uomini, le donne e gli androgini. Questi ultimi, erano caratterizzati dalla compresenza di peculiarità proprie di entrambi gli altri generi. Ma questi uomini così formati, forti della loro completezza, desideravano spodestare Zeus. Ecco dunque che Zeus, con la sua saetta, divise a metà i corpi degli umani, condannando ogni metà a cercare la metà mancante per il resto della sua vita. Questa continua ricerca, conclude Aristofane, sarebbe Amore. Questo mito, apparentemente tanto romantico, nasconde in realtà tracce di quella tipica misoginia greca e fonda la propria concezione di Amore sulla “mascolinità” piuttosto che sulla “femminilità” dell’umano primordiale da cui le due persone hanno origine. Durante il Simposio pare infatti che tutti concordino, nel dire che l’amore omosessuale – maschile, sia chiaro – sia migliore di quello eterosessuale, proprio perché si originerebbe da un essere primordiale “doppiamente maschio”, piuttosto che da un androgino sessualmente ambivalente.
Insomma, il mito dell’androgino, utilizzato spessissimo oggigiorno per idealizzare il mondo greco, è in realtà uno spaccato sul pensiero antico circa il tema dell’amore, intrinsecamente né buono né cattivo, ma semplicemente specchio di ciò che era il pensiero degli intellettuali dell’epoca. Questo è bene tenere a mente quando si pensa all’amore o, peggio, all’amore tra gli antichi: che nulla è immutabile, nemmeno le nostre idee sul più eterno dei sentimenti.