di Stefano Sannino
Dopo infatti diversi secoli in cui la religione ebraica fu soggetta a diversi stravolgimenti, gli ebrei dell’epoca vivevano ormai nella certezza più candida; il rigido monoteismo adottato in passato non accennava ad indebolirsi, ed anzi, cominciava a suscitare la simpatia anche dei pagani, sebbene le leggi sulla purità alimentare e sessuale costituissero uno dei fattori principali per cui non si assistette all’epoca ad una conversione di massa verso la religione ebraica.
Ciononostante, il fatto che una consistente comunità ebraica fu deportata ad Alessandria d’Egitto sotto il regno di Tolomeo I Sotere nel 312 a.C, acquisendo con gli anni il favore della corte imperiale, portò l’ebraismo in una posizione di netto vantaggio rispetto al passato.
Fu proprio nel III secolo a.C. che, secondo la tradizione, settanta saggi esperti di ebraico e di greco si rinchiusero in settanta celle per tradurre la Torah, per scoprire infine che tutti l’avevano tradotta allo stesso modo. Questa leggenda, che porta con sé un consistente numero di errori di traduzione della Torah originale, dimostra però quanto popolare fosse diventata – anche tra i razionalissimi greci – la cultura ebraica.
Anche la civiltà greca cominciò però ad influenzare quella ebraica, che percepiva la prima come nettamente superiore: sul piano bellico, sul piano economico e sul piano urbanistico, i greci non avevano eguali.
La civiltà ellenista, a differenza della grecità classica, era però fortemente individualista: ai problemi collettivi, si erano infatti sostituiti i problemi individuali e l’uomo era diventato il centro della religiosità. Le religioni apollinee, pubbliche, erano state sostituite da quelle misterico-iniziatiche. Anche in Oriente e nel pensiero giudaico si assiste nei medesimi anni, a riprova di questo vicendevole influenzamento, ad una sostituzione del pensiero sul “Bene” assoluto con quella sul “bene per sé” ovverosia sul “bene per il singolo”.
L’ebraismo abbandona la rigidità del pensiero antico per lasciarsi influenzare, almeno in una sua larghissima fetta, dal pensiero ellenista e dai bisogni dell’uomo moderno, sempre più isolato sul piano politico e sul piano religioso. L’ingresso di Alessandro Magno in Gerusalemme, a cui era seguita una resa pacifica degli ebrei, portò con sé quindi molto più dell’assoggettamento politico: l’ellenismo riuscì a conquistare la rigidità monolitica dell’ebraismo e gli ebrei divennero membri di una società cosmopolita, moderna e tecnologica, abbandonando in parte quella rigidità dogmatica che in passato li aveva resi famosi e diventando, al contrario, una delle religioni più popolari del bacino mediterraneo. Dal III secolo a.C. l’ebraismo non smise mai più di essere una delle religioni dominanti al mondo.