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mercoledì, 20 Novembre, 2024

La vita è solo burocrazia?

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Il caso della piccola Indi Gregory

La settimana scorsa c’è stato il funerale della piccola Indi Gregory, vicenda dolorosa che ha avuto i clamori della cronaca. La sorte della piccola a parere medico era segnato, ma quello che colpisce è il fatto che una faccenda così dolorosa sia diventato un caso in cui la burocrazia statale è stata a decidere la sorte di una vita umana. I genitori non potevano che cercare di fare di tutto per salvare la vita della loro figlia, anche contro i pareri medici e il buon senso, ma su una neonata non sarebbe in qualche modo normale che le decisioni dei genitori debbano avere una loro importanza o addirittura essere determinanti? La decisione in questo caso è spettata a dei giudici ovvero ad un organo statale. La bambina secondo i medici sarebbe comunque deceduta, però spaventa che la morte sia stata decisa da un giudice e non dalla natura. Un genitore già di fronte alla malattia di un figlio si sente impotente e in questo caso si sente sconfitto anche dalla burocrazia. Spaventa che ogni aspetto della vita umana necessiti di un passaggio burocratico quasi che la vita sia una collezione di moduli e certificati. Assistiamo alla burocratizzazione della vita umana e la tecnologia, per quanto utile, aggrava la situazione.

Nel caso della piccola Indi c’è stato il parere medico che diceva di un decorso deciso verso la morte, ma un genitore è legittimato a sperare anche in un miracolo per un figlio.

Un’altra considerazione che è stata fatta sulla vita della bambina è che la sua vita non sarebbe stata una vita degna anche in caso di sopravvivenza. Questo lascia attoniti: chi può decidere se una vita è degna di essere vissuta? Si torna a Sparta in cui i bambini che non rispettavano certi requisiti fisici venivano abbandonato nei boschi? Non si dubita dei pareri medici, ma è possibile che vita e morte di un individuo debbano essere decisi dallo Stato? Anche l’interruzione delle cure mediche non è scelta neutra. La persona a cui vengono staccate le macchine che la tengono in vita e quindi destinata a morire in maniera dolorosa non dovrebbe essere sottoposta ad una cura del dolore? Un altro dubbio riguarda la sanità pubblica. Realisticamente sappiamo che le risorse non sono infinite e può essere necessario scegliere chi curare o meno. Tipicamente in caso di necessità si preferisce curare prima i più giovani. Nella sanità pubblica questa scelta per forza di cosa è statale: è possibile affidare la totalità delle nostre vite alla fredda burocrazia statale? Nel caso della piccola Indi c’era stata l’offerta di cure mediche gratuite da parte dell’ospedale Bambino Gesù di Roma e quindi non esisteva neanche il problema del costo delle cure mediche.

È giusto che siano un giudice ovvero un organo dello Stato, per quanto supportato da una commissione medica a decidere della vita di un individuo?

di Vito Foschi

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