È molto vicino ai primi piatti, infatti è incasellata tra stuzzicappetito e zuppe.
Questo nome deriva, si dice, dal pane nella zanella, dove la zanella è la zuppiera. Nelle nostre campagne, un tempo, ogni famiglia si faceva il proprio pane; questo si cuoceva una volta alla settimana e quel giorno il pane fresco non si mangiava, bisognava aspettare almeno il giorno dopo, da cui il detto “pan di un giorno e vin di un anno cacciavano ogni malanno”, e tra i malanni, per primo, quello della fame. Il pane, specie d’estate, dopo qualche giorno induriva, ed il pane duro non piace a nessuno, in particolar modo se in casa c’è qualche vecchiarello o qualche bambino.
In questo caso, si prendeva il pane e si inzuppava nell’acqua del pozzo; una volta ben intriso si strizzava e si sbriciolava, si condiva con olio, sale, pepe e poco aceto di vino. Si completava con pomodoro, cipolla e cetriolo tutto tagliato a fette sottili, ed infine una bella manciata di basilico. Si amalgamava bene il tutto ed eccovi sul piatto una pietanza gustosa di tutto appetito; la vera panzanella toscana, degna di tale nome, è quella preparata con i soli ingredienti sopra indicati.
Sempre con amore,
Graziella Duranti Bini