Sul recente riacutizzarsi della questione israelo-palestinese gli schieramenti da stadio endogeni, a favore dell’una o dell’altra delle parti in causa, si sono espressi nel modo più abituale, come in ogni occasione.
A nessuno, dopo oltre 60 anni di conflitto in quell’area, è venuto in mente che tutte le manifestazioni di solidarietà per gli uni o per gli altri, non contano nulla?
A nessuno è venuto in mente che la questione tra Israele e Palestinesi è una questione che dovranno vedersi per affari loro, in loco e che più ne parliamo e più, a parte metterci a posto la coscienza, non possiamo fare?
Personalmente, sono orientato a prendere posizione in favore di Israele perchè so che costituisce un balurado importante in quell’area a qualcosa che è estremamente ostile alla parte di mondo in cui sono capitato a vivere, non mi interessa rimettermi a fare la storia intera della Palestina, per decidere da che parte stare.
Cosa è più spregevole: fare finta che le nostre azioni abbiano un effetto su questioni dove invece non ce l’hanno o dire chiaro e tondo che se una soluzione non la trovano fra di loro, costi quel che costi, lo stillicidio di recrudescenze che insanguina quell’area non finirà mai?
Mi fanno ridere i fautori endogeni del pacifismo con le bandiere arcobaleno appese sui balconi. Di fronte ad una guerra, domando a loro, se siete per i palestinesi cosa vi impedisce di andare a Gaza City a combattere? invece di illudervi che le vostre manifestazioni possano determinare in qualche modo l’esito di questa vicenda, piuttosto che peggiorarla ancora di più o rappresentare esternazioni che sono del tutto ininfluenti sulla questione, ma hanno a ben vedere con l’uso strumentale di questa tragedia a scopi di mera politica interna.
Ma possibile che state ancora con il cervello alle manifestazioni contro la guerra in Vietnam?
Che relazione c’è tra la vostra presa di posizione ed il terrore che vi prende come pagate in ritardo una bolletta o una imposta di qualche giorno?
Tuttavia, c’è qualcosa di cui dovreste seriamente preoccuparvi, se non per voi, per i vostri figli, relativa alla situazione in medio-oriente e alla questione arabo-palestinese.
Proverò brevemente a spiegarvela chiamando le cose con il loro nome.
Gli Israeliani, lungo tutti i decenni di estenuanti trattative per raggiungere un accordo, da Camp David in poi, hanno sempre lamentato, giustamente, la poca affidabilità dell’OLP e di Arafat di tenere fede agli impegni che pure sembravano essere sempre ad un passo dal venir ratificati.
Non era, però, una questione addebitabile, come molti spesso hanno cercato di insinuare, all’inaffidabilità tipica degli arabi, bensì, questa impossibilità per Arafat di farsi ratificare in loco gli accordi negoziati con Israele, era legata semplicemente al fatto che per l’Islam non è negoziabile l’esistenza in quei territori dello Stato d’Israele.
Tutto quello che ricade nel concetto di Umma’ (nazione islamica) porta, in caso di disputa, automaticamente ad uno stato di guerra santa, irrisolvibile, se non con la forza.
This is the question, direbbe Amleto, per constatare l’impossibilità a risolvere il conflitto israelo-palestinese.
Cosa muoveva, secondo voi, i Mamelucchi egiziani nel 1291, dopo la morte di Saladino e con Gerusalemme già riconquistata, a radere al suole il piccolo enclave di Acri, se non l’affermazione dell’inviolabilità dell’umma’ islamica?
Ogni territorio islamizzato o a maggioranza tale, automaticamente, diventa parte dell’umma’ da difendere con la guerra santa.
Molti non lo ricordano, ma le prime crociate non furono lanciate dall’Europa cristiana, bensì dall’Impero Romano d’Oriente.
Furono le invocazioni della dinastia dei Comneno a sensibilizzare l’europa cristiana a mobilitare quella che noi conosciamo come la prima crociata per la riconquista del Santo Sepolcro.
Ora quei territori degli imperatori bizantini cosa sono diventati? la Turchia dopo la caduta di Costantinopoli e l’instaurazione dell’impero ottomano ossia parte integrante dell’umma’ islamica.
Stessa cosa per quei territori eredi della penetrazione islamica in India dei Mogul: Pakistan ed Afghanistan, anch’essi sono umma’.
I musulmani quando occupano o inculturano un luogo quello diventa per sempre parte della loro umma’ e va difeso con la guerra santa.
Occhio a non trovarsi con una trentina di milioni di musulmani nello stivale perchè anche la terra di Dante potrebbe trovarsi nella stessa condizione dei territori citati, ma per qualcuno questo problema potrebbe anche essere considerato un’opportunità, l’importante è chiamarlo con il suo nome, invece che fare i pacifinti, i figli dei fiori con 50 anni di ritardo o gli anti-capitalisti per cui tutto è migliore della sporca civiltà occidentale, consumistica e secolarizzata.
Di questo dovreste preoccuparvi, non del burka o dell’infibulazione che non è pratica coranica o di altre innumerevoli false problematiche che si sentono e si leggono tutti i minuti nei talk show e sui giornali mainstream.
Il vero problema è il concetto di umma’ islamica, i musulmani, a torto o a ragione, uccidono e si fanno uccidere per essa.
Ci penserei mille volte prima di integrarli sulla mia terra, vuoi commerciare bene, vuoi scambiare culturalmente meglio, ma tu a casa tua io a casa mia, non vorrei che tu dopo un po’ la considerassi il tuo spazio sacro entro il quale fare il martire di Allah.
di Cristiano Mario Sabbatini