Sono trascorsi quattro anni dalla famosa “rivoluzione dei gelsomini” che ha sancito la fine delle dittatura laica di Ben Alì promossa da Obama, dai Fratelli Musulmani e dall’Europa. Nonostante il regime autoritario imposto da Alì, la Tunisia, durante il suo pluriennale governo, godeva di una fiorente economia e, nonostante la ridotta libertà politica dei suoi cittadini, non si sono mai segnalate derive estremiste islamiche nel paese magrebino, questo grazie anche all’assoluto divieto di formare partiti di ispirazione religiosa.
Oggi, dopo l’intervento esterno a supporto di una libertà, che solo la famigerata ditta Obama & Co., hanno visto, la Tunisia vive un clima di seria instabilità politica ed economica, con formazioni partitiche che minacciano la libertà e la laicità e gravi problemi di sicurezza interna dovuta a gruppi legati ad Al-Qaeda. I tunisini, però, sono stati ben abituati, come gli egiziani e gli algerini, a godere delle libertà di un governo laico, lontano dai dettami teocratici dell’Islam e sono impegnati a rendere il loro paese uno stato laico, nonostante le pressioni dei partiti filo islamici.
I partiti religiosi, hanno comunque fatto del loro meglio per contrastare la lotta per il raggiungimento dei diritti civili del popolo non solo con brogli elettorali ma anche dibattendo coi loro oppositori con la forza della parola delle bocche di fuoco. Infatti l’anno scorso, due leader politici di opposizione, laici, sono stati freddati in due diversi attentati. Ciononostante il popolo tunisino è sceso nuovamente in piazza, protestando quando pacificamente quando con maggior veemenza costringendo il partito al governo, Ennahda, a rientrare nel solco della laicità, tant’è che lo scorso 14 gennaio è stata sancita la nuova costituzione della Tunisia e Ennahda, che si era sempre battuto per la “complementarietà” tra uomo e donna, all’articolo 20 della neonata carta costituzionale, ha dovuto riconoscere l’uguagliaza tra i due sessi. Decisione storica in un paese al 98% musulmano.
Ma la strada per far ritornare la Tunisia un paese stabile è ancora lunga e costellato di insidie interne ed esterne ch rischiano ogni giorno di trascinare l’antico regno di Cartagine nel caos, lo dimostra anche l’agguato che è costato la vita a quattro persone il mese scorso, nel governatorato di Jendouba ad ovest del paese, in cui i terroristi, si presume legati ad Al-Qaeda, hanno bloccato un’auto in un falso check point aprendo successivamente il fuoco sugli occupanti del mezzo.
Le fonti diplomatiche francesi e americane presenti in Tunisia (l’Ambasciata americana a Tunisi ha ancora oggi personale ridotto per motivi di sicurezza) in merito alla Tunisia, dichiarano che nonostante le misure di sicurezza siano state rafforzate, c’è la situazione rimane instabile soprattutto lungo tutte le aree di confine con l’Algeria e la Libia, ma anche città come Sousse e Monastir non sono ritenute molto sicure, visti anche gli attacchi terroristici a queste città che la polizia è riuscita comunque a contrastare ed a prevenire.
Sia il Dipartimento di Stato americano, sia il Quai d’Orsey, invitano i loro cittadini in viaggio in Tunisia ad allontanarsi da eventuali manifestazioni che, seppur pacifiche, possono, in pochi istanti, trasformarsi in eventi violenti e pericolosi. Gli appelli delle autorità diplomatiche ai loro cittadini che soggiornano in Tunisia sono soventemente inviatati, infine, a non sostare o comunque ad evitare edifici e luoghi così detti “sensibili” come ad esempio palazzi istituzionali.
Gian Giacomo William Faillace