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sabato, 16 Novembre, 2024

LA STRANA NORMALITÀ DEL COPRIFUOCO. Attenzione a dare troppa prova di approvazione

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di Gabriele Rizza

Maggio è alle porte, e già nei prossimi giorni il governo offrirà indicazioni sulla tabella di marcia delle riaperture, salvo nuova impennata dei contagi. Il quadro è molto più insidioso rispetto ad un anno fa, quando ci affacciava all’estate con pochissimi contagi al giorno, segno di un’uscita dal lockdown molto più “serena” (parafrasando le parole di Conte mai divenute realtà), basi pensare che per tutta la seconda metà di aprile 2020, a Roma, si viaggiava sempre sotto i cento casi giornalieri, mentre invece adesso si è ogni giorno almeno a quota 600. Erano altri tempi, certo, quando nelle province italiane ogni nuovo caso era motivo di gossip e di una gara al cittadino più dentro le notizie, di audio Whatsapp virali infarciti di “mi hanno detto che, conosco tizio che è amico di caio… “, e di diffidenze condominiali. Adesso ci si affaccia a maggio in una situazione diversa, con contagi che decrescono ma partano da una base ben più forte rispetto ad un anno fa, eppure le riaprire le attività è una necessità non più procrastinabile.

In un anno ciò che era straordinario si è fatto quotidianità, dal contagio chiacchierato si è passati alle centinaia di morti che non sono più notizia. E così anche i divieti, quelli che consideravamo impossibili in una democrazia del nuovo millennio, da imposizioni sono diventati abitudine, su tutti, la più antica delle restrizioni: il coprifuoco. La novità è che in vista della riapertura serale dei ristoranti, questo potrà essere posticipato dalle 22 alle 24, con la strana felicità di tutti, perché ad oggi è considerato più normale tornare a casa alle 22, che strano non poter uscire dopo quest’ora.

È stata stupefacente – ed eroica per chi ha perso cari e lavoro – l’adattamento di tutti i popoli in lockdown. La prova pericolosa che i cittadini hanno offerto è che non solo si può rinunciare a tanto con le giuste motivazioni, ma ci abitua e si accettano le rinunce senza proteste. Del resto, di prove simili l’Italia ne aveva già offerte nel recente passato, a partire dai numerosi tagli ai servizi sociali, ai diritti sul lavoro e alle tasse in crescita a partire dalla crisi finanziaria del 2011. Adesso, il coprifuoco ci dice che l’emergenza porta sopportazione, accettazione e ancor di più, convivenza. La salute, come è normale che sia, ci dà una carica in più nella sopportazione, ma guai a mostrarsi troppo disponibili con l’autorità, anche la più democratica: se una cosa funziona per una causa, non toglie che possa funzionare anche per altre cause. Il coprifuoco sia pure accettato, ma mai condiviso, ed è giusto contestarlo allo sfinimento, pur rispettando le regole.

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