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martedì, 17 Dicembre, 2024

#conosciiltuosguardo. La sofferenza degli innocenti lava le colpe dei peccatori (seconda parte)

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di Angelo Portale

[segue]

Se tra gli umani può esserci una innocenza, questa dev’essere cercata solo per ciò che riguarda le colpe particolari, ma per la peccaminosità universale, tutti sono peccatori. La riflessione prende spunto dalla dottrina paolina secondo cui, per il peccato di uno, tutti sono peccatori e, se tutti sono peccatori, tutti devono soffrire. Il destino di espiazione grava quindi su tutti: c’è una solidale partecipazione universale alla sofferenza. Visto ciò, la sofferenza di coloro che risultano essere meno colpevoli, per quanto riguarda le colpe personali, si rivela essere preziosissima per lavare la colpa comune, è il “principio della reversibilità delle sofferenze degli innocenti in favore dei peccatori.
Nella tradizione cristiana e non solo, l’esempio di uomini e donne che malgrado una vita di santità hanno sofferto tantissimo, è vastissimo. Uno degli esempi più recenti è San Pio da Pietralcina.
A livello antropologico, l’ignoranza del peccato originale, ci costringe all’ignoranza circa la natura umana in generale e alla non comprensione profonda degli atti umani non buoni.
Il peccato trascina quindi nella sofferenza anche gli innocenti, ma il dolore di questi ultimi e il desiderio di salvare anche i primi, trascina volontariamente nella sofferenza anche la divinità. Il peccato originale ha reso così fallimentare la creazione che, per porvi riparo, è necessario anche il dolore di Dio. Nel dolore divino diventa tollerabile la sofferenza degli innocenti: «Lo scandalo della sofferenza degli innocenti diventa tollerabile solo sullo sfondo d’uno scandalo ben maggiore: l’estensione del dramma dall’uomo a Dio stesso, cioè la realtà di un Dio sofferente. Si capisce allora come tutti, i peccatori e gli innocenti, l’uomo e il mondo, l’umanità e la divinità, vengano implicati in un’unica – terribile e grandiosa – tragedia cosmoteandrica».
La sofferenza inutile degli innocenti è una dimostrazione dell’assurdità del male. A questa posizione è possibile rispondere con l’unico sintagma che ne resisterebbe ai colpi: l’idea del Dio sofferente.

Affronteremo tale questione la prossima settimana.

[continua]

 

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