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lunedì, 16 Dicembre, 2024

La Sacra di San Michele

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di Vito Foschi

A pochi chilometri da Torino, all’inizio della Val di Susa, vallata che unisce il territorio italiano con quello francese da cui si raggiungono i passi del Moncenisio e del Monginevro, si erge silenziosa la Sacra di San Michele. Dirigendosi verso la Francia la si vede sulla sinistra con la sua sagoma scura che, come un muto guardiano, sembra sorvegliare la vallata. La posizione imprendibile e la forma slanciata della Chiesa sembra fatta apposta per creare la sensazione che sia lì per proteggere la vallata ed infondere un senso di sicurezza agli abitanti e al viaggiatore che si trovasse a passare nei dintorni; ci si stupisce di non trovarvi una fortificazione. Coincidenza vuole che San Michele sia santo protettore degli eserciti quasi a confermare l’idea che la sua chiesa in quella posizione sia a protezione della vallata.

La Val di Susa è stata abitata fin dall’antichità come testimoniano menhir e cromlech che costellano la zona. Nel vicino monte Ciabergia si trovano i resti di un cromlech e una serie di muri a secco di cui non è noto l’uso. La cima del monte è aspra e rocciosa inadatta ad attività agricole e si può ipotizzare un utilizzo militare o visto la presenza del cromlech a utilizzi cultuali, una sorta di recinto sacro.

Il monte su cui sorge la Sacra ha il nome di Monte Pirchiriano, che sta semplicemente per monte dei maiali, toponomastica agricola forse legata a culti di origine celtica e si trova a metà strada fra Mont Saint-Michel in Francia e Monte Sant’Angelo nel Gargano, (vedi Le ley lines: allineamenti non casuali) sul percorso dell’antica via Francigena, in realtà un insieme di vie che portavano ai tre luoghi santi più importanti del Medioevo, Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela.

San Michele è stato un santo a cui erano particolarmente devoti i Longobardi, popolo guerriero, per cui era sicuramente più facile la devozione verso un santo guerriero capo delle milizie angeliche rispetto a santi più mansueti o addirittura martiri. La sospetta presenza sul Monte Pirchiriano di una prima cappella costruita da tale popolo, risalente ai secoli VI o VII primo nucleo della successiva abbazia, è testimoniata dalla toponomastica della zona con presenza dei nomi, oltre che di Michele, anche di Pietro e Ambrogio, altri santi a cui erano affezionati i Longobardi. Purtroppo, oltre agli indizi quali la toponomastica e la nota devozione per il santo da parte dei longobardi non esistono prove certe di tale datazione.

I primi dati certi risalgono al finire X secolo quando sul monte Pirchiriano si insediano i primi monaci benedettini che costruiscono la prima chiesa che venne creduta costruita direttamente dagli angeli per l’evidente difficoltà della costruzione e da qui l’appellativo “Sacra” che si conserverà anche per gli edifici a venire.

La storia del monastero inizia nel 983 quando il conte d’Alvernia Ugo di Montboisser ordinò la costruzione di un’abbazia per espiazione dei suoi peccati. Il monastero nei quattro secoli successivi vive un periodo di splendore acquisendo possedimenti sia in Italia che in Francia e Spagna. Nel 1381 venne istituita una commenda che portò i monaci lontano dal monastero iniziando così un periodo di decadenza che porterà nel 1622 alla sua soppressione. Nel corso del Seicento subì saccheggi e distruzione che disperderanno la sua ricca biblioteca e che preserveranno la solo chiesa per poi finire in uno stato di abbandono che terminerà nel 1836 quando il re Carlo Alberto lo assegnerà ai padri rosminiani che inizieranno a restaurare il complesso.

La costruzione dell’abbazia è particolare perché sorgendo su uno sperone roccioso si è dovuta sviluppare in altezza non essendoci spazio per uno sviluppo orizzontale. L’altezza massima dell’edificio è di 41 metri nel lato in cui si trova l’ingresso della chiesa posto al di sotto dell’abside. Dalla porta d’ingresso parte una scala interamente scavata nella roccia, detta Scalone dei Morti per la presenza nel passato nelle nicchie di scheletri dei monaci e di alcune tombe ancora presenti. Al termine della scala si trova la Porta dello Zodiaco, splendido esempio di arte gotica, da cui si fuoriesce su di un piano da cui accedere alla vera e propria chiesa. La curiosità della chiesa è che solo un pilastro della costruzione poggia sulla roccia, mentre tutto il resto poggia su una sorta di piattaforma costruita apposta per allargare la base dello sperone roccioso. La chiesa iniziata in stile romanico è terminata in stile gotico con le classiche decorazioni fantastiche popolate da mostri ed animali misteriosi. Interessanti anche i dipinti con gli affreschi raffiguranti l’Assunzione di Maria e la descrizione della costruzione della Sacra da parte degli angeli e infine un trittico con una Madonna che allatta il Bambino, iconografia diffusa nel Medioevo che scompare in tempi di Controriforma. Sicuramente una visita quasi obbligata per chi si trova a passare dalla parte di Torino.

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