6.2 C
Milano
domenica, 24 Novembre, 2024

La Ruota dell’Anno: la ciclicità del tempo nella storia antica

- Advertisement -spot_imgspot_img
Annunci sponsorizzatispot_imgspot_img

di Ahsife Oscura

Fin dal principio l’umanità ha sempre avuto un viscerale desiderio di calcolare, segnare e celebrare quella dimensione impalpabile e sfuggente chiamata tempo. I primi oggetti in pietra incisi dall’uomo risalgono a 300.000 anni fa e riportano segni che, molti studiosi, ipotizzano essere una grossolana trasposizione delle fasi lunari. La Luna, attraverso le sue fasi, è uno strumento di misurazione del tempo estremamente preciso: occorrono circa 29 giorni tra un plenilunio e l’altro e questo diede modo all’uomo del passato di calcolare con attenzione lo scorrere dei mesi; questa forte attenzione nei confronti del profilo dell’astro argenteo, permetteva ai popoli di stabilire e prevedere il momento più propizio per il raccolto, la semina e più in generale per comprendere quale periodo dell’anno potesse offrire la maggiore qualità di vita. L’archeologia ha riportato in vita numerosi calendari antichi e quel che ne emerse sottolineò le incredibili conoscenze astronomiche e matematiche di popolazioni che – ad oggi – potevano considerarsi poco tecnologiche. Contrariamente a quanto si potesse credere, i calendari elaborati dalle civiltà antiche avevano a che fare con ogni momento della vita: dalle celebrazioni religiose e civili, fino a determinare anche le attività economiche e culturali. Ogni evento, dal più prestigioso al più quotidiano, veniva stabilito minuziosamente attraverso elaborati calcoli astronomici; il calendario per gli antichi, infatti, non aveva solo una funzione pratica, bensì rispondeva anche alla profonda esigenza spirituale nei confronti della concezione sacra dell’Universo: l’uomo antico viveva se stesso come parte integrante del Cosmo e la stessa presenza del divino era considerata sia creatrice che parte essenziale dell’Universo. Per le anti­che civiltà, il calcolo preciso dello scorrere del tempo e le sue corrispondenze con gli astri erano veri e propri codici ritua­li, programmati al fine di creare un sempre più profondo  collegamento tra la Terra ed il Cielo.

Per gli uomini dell’epoca, il tempo non appariva come una sequenza lineare bensì era concepito come un ciclo eterno di morte e rinascita. La ciclicità del tempo è stata largamente rappresentata da una ruota, la cosiddetta Ruota dell’Anno. La simbologia del cerchio, tipica di questa rappresentazione dello scorrere del tempo, ne spiegava in maniera inequivocabile la concezione ridondante; anche il termine latino annus, anno, riporta al significato del circolo. La civiltà che sicuramente ha meglio saputo rappresentare graficamente il ripetersi dei cicli della vita e quindi del tempo stesso, è quella egizia: l’ouroboros – il serpente che si morde la coda – è forse la rappresentazione iconografica più diffusa della concezione ciclica nel passato. Da questa idea del tempo emerge l’immagine di una ruota ad otto raggi, ciascuno dei quali corrispondente ad un momento di passaggio e per questo considerato una festa sacra. La Ruota dell’Anno affonda le sue radici sulla base di due cicli naturali: il viaggio del Sole attraverso il cielo nei solstizi e negli equino­zi e quello stagionale basato sul raccolto. Ancora oggi è possibile ritrovare questa ciclicità nella natura dei nostri tempi, nonostante l’uomo moderno abbia espanso la propria conoscenza costruendo tecnologia avanzata; il ritmo incalzante ed irrefrenabile del tempo viene ancora oggi scandito dai cicli stagionali, celebrati spesso senza conoscerne le origini più lontane. È infatti di rilevante importanza osservare come i cicli elaborati nella Ruota dell’Anno, nell’Europa pre-cristiana, coincidano con moltissime festività oggi maggiormente conosciute nel monoteismo predominante. I culti pagani hanno offerto moltissimo spunto alle religioni successive ed ancora oggi ne intravediamo gli stralci attraverso quelle usanze che sono diventate tradizionali. Un esempio di questi sbiaditi ricordi del passato, lo si ritrova nella classica festa di Pasqua, la cui reminescenza pagana prende forma nella festività primaverile di Ostara. Due elementi tipici della festa di Ostara sono proprio l’uovo – che rappresentava la creazione del mondo originata dal cosiddetto uovo cosmico e la lepre, simbolo di fertilità nonché animale connesso alle divinità lunari.

La ciclicità del tempo e la sua immensa valenza per gli antichi, ha strutturato gran parte del patrimonio che abbiamo oggi ereditato dai culti pagani, celebrando ogni volta la meravigliosa bellezza di colei che è l’unica Maestra di tutte le Scienze: la natura.

 

- Advertisement -spot_imgspot_img

Ultime notizie

Blusansevero

- Advertisement -spot_img

Notizie correlate

- Advertisement -spot_img

3 COMMENTS

Comments are closed.