La riproduzione delle piante bulbose, rizomatose e tuberose è alla portata di tutti e si può eseguire senza bisogno di grandi mezzi.
Bulbi e cormi producono spesso bulbilli laterali, ovvero piccoli bulbi, uguali al bulbo madre, che basta staccare e piantare singolarmente. Nel caso dei cormi spesso quello originale si consuma e muore lasciando solamente quelli nuovi. Tulipani, narcisi, crochi, gladioli, si riproducono dai bulbilli.
Un caso un po’ diverso è quello del giglio (Lilium spp.) che produce bulbilli spesso anche dal fusto. All’ascella delle foglie presenti sullo stelo si formano (non in tutte le varietà e le specie, a dire il vero) dei bulbilli che alla fine della stagione vegetativa cadranno sul terreno e attecchiranno.
Il Lilium inoltre può essere riprodotto dalle sue scaglie. Il bulbo di questa pianta è composto infatti da tanti piccoli catafilli che assomigliano alle scaglie della pelle di un serpente. Per riprodurre i Lilium basta staccare queste scaglie e piantarle in un vaso o in una seminiera in modo che la punta delle scaglie stesse spunti dal terriccio. Dalla base di ogni scaglia spunterà un piccolo nuovo bulbo.
Se si vuole aumentare il numero di nuovi bulbi si può incidere il girello del bulbo madre al momento della piantumazione. Con un taglierino si divide il girello in due o più parti incidendo per tutto il suo spessore. Da ogni sezione si genererà un nuovo bulbo. Con i narcisi ad esempio può essere una buona tecnica. Essi infatti producono solitamente solo uno o due nuovi bulbi. Incidendo se ne aumenterà il numero.
Le piante del genere Allium inoltre producono bulbilli dal fiore. In queste piante infatti il seme germina direttamente sulla pianta madre producendo quindi tanti piccoli bulbi figli.
I tuberi si riproducono facilmente per divisione. Si procede tagliando nettamente il tubero in più parti, avendo l’accortezza di lasciare almeno un
occhio (gemma) per ogni parte. Le patate vengono riprodotte in questo modo. Va anche detto che molte specie una volta piantate producono più nuovi tuberi, rendendo quindi possibile la riproduzione senza dividere il singolo tubero in più parti.
Anche i rizomi si riproducono nello stesso modo, dividendoli in più parti, sempre stando attenti a lasciare almeno un nodo per porzione. È infatti dai nodi che si generano foglie e radici.
Esiste anche la possibilità di riprodurre da seme, ma non è consigliabile. Prima di tutto esistono varietà sterili che non producono semi. Nei casi invece delle varietà fertili esistono due problemi. Il primo è l’imprevedibilità del risultato. La riproduzione da seme implica l’intervento di una pianta “madre”, che produce i semi, e di una pianta “padre” che impollina la madre. Il DNA delle nuove piantine deriva quindi per metà dalla madre e per metà dal padre. Ne consegue che i figli non saranno identici alla pianta che produce i semi e potremo conoscere il risultato della nostra riproduzione solo alla maturità della pianta. Può capitare che madre e padre coincidano poiché molte specie sono ermafrodite e producono sia ovuli che polline. Anche in tal caso rimane una certa imprevedibilità perché il DNA viene comunque rimescolato e i figli non saranno identici al genitore.
Il secondo problema legato alla riproduzione da seme è il tempo. Molti semi impiegano parecchio a germinare. La gran parte dei semi delle bulbose dei climi temperati germinano la primavera successiva dopo aver subito il freddo dell’inverso. In questo modo le nuove piantine avranno il tempo di rinforzarsi a sufficienza prima di dover andare in dormienza. Alcune specie però hanno un tegumento particolarmente duro che ricopre il seme (le peonie ad esempio) che ritarda la germinazione. Questi semi non germineranno nella primavera successiva, ma in quella dopo ancora. Si può rimuovere il tegumento o semplicemente inciderlo per ovviare a questo inconveniente, ma è un’operazione delicata.
Va poi considerato il tempo di fioritura. Non tutte le specie fioriscono subito dopo essere nate. Alcune hanno bisogno di anni di crescita prima di portare fiore e riprodursi. Il tulipano fiorisce dopo quattro o cinque anni, la peonia dopo sette o otto, ad esempio. Stesso discorso vale per il narciso. Se riproducete da seme dovrete quindi attendere per vedere i fiori per poi magari restare delusi dal risultato. Personalmente amo riprodurre le piante da seme, ma è una mia fissazione. Non tutti hanno la pazienza di attendere e non tutti sono disposti a rinunciare alla certezza del risultato estetico.
Un’eccezione va fatta per il ciclamino. Le specie del genere Cyclamen non producono infatti bulbilli e vanno quindi riprodotti da seme. Se state attenti a impollinare i vostri esemplari con il loro stesso polline (in modo che madre e padre coincidano) avrete risultati certi. I ciclamini infatti sono selezionati in modo da essere linee pure, ovvero esemplari omozigoti almeno per i caratteri interessanti. Approfondiremo in seguito questi concetti.
Per ora, buon lavoro buona riproduzione!
A presto!
Enrico Proserpio