La riforma per come è stata formulata cercava di mettere insieme l’idea presidenzialista del centrodestra con l’idea del premierato del Terzo Polo, chiamata “Sindaco d’Italia” dall’ex presidente Renzi. Ciò serviva ad avere i voti in Parlamento ed evitare il referendum, ma il Terzo Polo si è diviso e Calenda ha già dichiarato che la riforma non la voterà e preferisce la proposta delle sinistre. In questo caso non è molto chiaro perché un elettore dovrebbe votare Calenda piuttosto che i vari partiti di sinistra se non esistono differenziazioni. Tra parentesi, l’idea del Terzo Polo era quello di distinguersi da destra e sinistra cercando di offrire un’alternativa. Ma se non c’è differenza, che senso ha?
In Italia non esiste un partito conservatore, ma quando si parla di riforme parte un riflesso condizionato di vari ambienti che tende a bloccare qualsiasi idea di modifica dello status quo. Si può dire che non esiste un partito conservatore, perché in fondo lo sono un po’ tutti. La costituzione, nonostante tutto, ha subito delle modifiche come quella dell’art. 5 sulle regioni, sul numero dei parlamentari e l’inserimento della tutela dell’ambiente fra i principi generali. Altrettanti tentativi di modifiche sono naufragati con i referendum che sono stati utilizzati più per far cadere governi piuttosto che ostacolare riforme costituzionali.
La riforma del centrodestra è ancora allo stato di proposta e subirà sicuramente degli aggiustamenti, ma l’impianto generale prevede l’elezione diretta del premier e delle norme antiribaltone che in caso di cadute di governo porti alle urne piuttosto che si formi un’accozzaglia in parlamento per creare un governo più o meno tecnico senza mandato popolare. Niente di così allarmante come invece paventa l’opposizione. Considerando anche che il capo di stato rimarrebbe così come oggi, non si vede nessuna particolare concentrazione di potere. Anzi, come detto prima, bisognerà verificare come le due figure, presidente e premier, conviveranno nella vita istituzionale. Da un sondaggio pare che gli italiani gradiscano l’impianto generale della proposta, anche perché si viene da oltre un decennio in cui i governi si sono formati nelle aule parlamentari con maggioranze variabili che spesso ribaltavano i risultati delle urne. La costituzione italiana necessita di una riforma che possa garantire dei governi stabili e che durino per l’intera legislatura. Nella prima repubblica con la centralità del partito-stato della DC anche se i governi avevano una durata breve, era garantita che la maggioranza si sarebbe sempre formata intorno al partito cattolico garantendo una certa continuità. Adesso la situazione è molto più fluida a livello elettorale ed è necessaria una modernizzazione della carta costituzionale nell’ottica di una maggiore efficienza ed efficacia dell’azione di governo.
di Vito Foschi