di Stefano Sannino
Con il progressivo aumento del numero di vaccinati sul territorio nazionale, nonostante i rallentamenti, gli intoppi e le ovvie difficoltà dovute dalla solita mala organizzazione nostrana, gli italiani cominciano ad intravedere uno spiraglio di libertà alla fine di questo lunghissimo anno e mezzo di restrizioni e di privazioni. Ma nonostante la voglia di tornare a vivere sia tanta e diffusa, la paura derivante dall’esperienza di questo virus è ancora molto forte e tantissimi italiani probabilmente aspetteranno a riprendere tutte le vecchie abitudini della quotidianità pre-Covid, prolungando quel danno economico che da oltre un anno affligge tutti gli imprenditori sul territorio nazionale. Nonostante sia normale però, che la paura faccia ancora parte delle nostre vite, bisogna anche comprendere quanto sia essenziale superarla.
Dopotutto, un’esperienza così profonda e traumatica non si supera certo in un breve periodo, ma deve essere la base per costruire un nuovo inizio, a partire dal quale poi si potrà edificare una vita più consapevole e rispettosa.
La pandemia ha portato con sé danni sanitari, economici e psicologici incommensurabili su gran parte della popolazione mondiale e anche chi ha avuto la fortuna di non ammalarsi o di non avere sintomi legati alla malattia, si è reso probabilmente conto che la paura e le restrizioni sociali hanno colpito anche lui stesso. Eppure, se cerchiamo di trarre del buono da questa situazione traumatica che ci siamo trovati a vivere, ci rendiamo conto che questo isolamento durato quasi un anno, ci ha indotto alla riflessione, alla meditazione su noi stessi, ci ha permesso di comprendere chi sono le persone che davvero vogliamo nella nostra vita e quali sono davvero le cose importanti. Perché nulla ci può indurre a rivalutare l’importanza delle cose come il trovarsi faccia a faccia con l’eventualità della morte. Ecco allora che nell’ultimo anno siamo sì diventanti tutti più spaventati e deboli psicologicamente, ma siamo diventati anche più consapevoli, più sicuri di quello che vogliamo, meno attaccati alle cose che prima ritenevamo importanti per vivere. Insomma, quando si guarda ad una grande tragedia, vedere il bicchiere mezzo pieno non è semplice, ma se si riesce a farlo si scoprirà un universo di infinite possibilità e trasformazioni, piccole e grandi, che tutti noi abbiamo subito.