[Fonte Ansa] L’amministrazione leghista della regione Lombardia ha dato il patrocinio (gratuito) alla settimana del Milano Pride, che vedrà succedersi diversi eventi sulle tematiche glbt e sui diritti civili. La settimana, che cadrà tra il 22 e il 28 di giugno 2015, culminerà con la parata del Pride.
Che la regione dia il patrocinio a una manifestazione che chiede diritti è senza dubbio una buona notizia. Quel che mi lascia perplesso è
l’atteggiamento della Lega Nord. Il patrocinio è stato dato con il contributo essenziale di Fabrizio Cecchetti, vicepresidente del Consiglio regionale. E tale appoggio pare avere forti basi nella mentalità democratica che vede i cittadini come uguali davanti alla legge e alle istituzioni. Basti leggere questa breve dichiarazione tratta dal sito di Cecchetti:
I diritti non si misurano. Se c’è una fetta di società che reclama attenzione è compito del legislatore anche ascoltare ed eventualmente poi normare quello che il tempo e i costumi hanno modificato e cambiato.
E ancora:
Stiamo parlando […] di un patrocinio gratuito concesso ad un evento organizzato da cittadini che reclamano dei diritti. Cittadini lombardi, come tutti gli altri, per i quali le istituzioni non possono voltare la testa dall’altra parte solo perché esprimono una sessualità diversa. E il Consiglio regionale, cioè quell’espressione parlamentare che per antonomasia racchiude le sensibilità di tutti i settori della società, anche Lgbt, deve dare ascolto e attenzione a tutti i cittadini della Lombardia.
L’unico punto di chiusura del consigliere leghista è sulle adozioni:
Certo, sono il primo a essere contrario alle adozioni per le coppie omosessuali e dunque un convinto sostenitore della famiglia naturale. Questo supporto […] viene però concretizzato da Regione Lombardia con aiuti finanziari a mamme e papà, a cominciare dagli incentivi alla natalità, fino all’asilo nido e alla scuola, e non certo negando ad altri il sostegno a manifestare per il riconoscimento di alcuni diritti civili. Ricordo poi che questi diritti sono già previsti nella maggioranza delle democrazie europee, che purtroppo vengono prese a modello solo quando fa comodo.
Parole, quelle di Cecchetti, sicuramente di buon augurio per chi spera in un’Italia più moderna, democratica ed equa. Ma se il vicepresidente è aperto, non si può dire lo stesso di tutti gli esponenti del suo partito, a partire da Roberto Maroni, presidente della regione Lombardia, che, pur avendo nel 1996 in una intervista a Luciano Massimo Consoli espresso posizioni favorevoli al matrimonio egalitario, ha espresso recentemente opinioni piuttosto conservatrici in materia di diritti glbt. Il gennaio scorso proprio la regione Lombardia patrocinò la conferenza omofoba sulla “difesa della famiglia naturale” dove fu ufficialmente lanciato il recentemente estinto giornale “La Croce” di Mario Adinolfi. E tra il pubblico della conferenza c’era un annuente e applaudente Roberto Maroni. E di certo lui non è l’unico ad aver espresso posizioni omofobe all’interno della Lega Nord. Ricordiamo le dichiarazioni di Gentilini, allora prosindaco di Treviso, che nell’agosto 2007 disse di aver dato ordine ai vigili di fare “pulizia etnica dei culattoni”. E la lista potrebbe essere lunga. Ecco solo un paio di assaggi:
Se ancora non si è capito, essere culattoni è un peccato capitale. (Roberto Calderoli)
La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni. (Roberto Calderoli)
Gli omosessuali? La tolleranza ci può anche essere ma se vengono messi dove sono sempre stati… anche nelle foibe. (Giancarlo Valmori, assessore all’ambiente di Albizzate)
Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga. (Renzo “Trota” Bossi)
E potremmo continuare con le sparate del segretario del partito Matteo Salvini, che si è più volte espresso contro i diritti civili.
Il patrocinio alla settimana del Milano Pride (che già fu dato l’anno scorso) è il segno di una svolta della Lega Nord o solo un gesto politico per sedare polemiche e farsi passare per democratici? È un gesto sostanziale o solo un tentativo di maquillage? Ai posteri l’ardua sentenza.
Enrico Proserpio