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giovedì, 21 Novembre, 2024

LA RECENSIONE: NOAH. Centrali gli effetti speciali: Noè calato in un mondo parallelo

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Volete risparmiare tempo nella lettura  e capire se andare a vedere “Noah” e continuare a leggere questa recensione? Eccovi accontentati:

  •  se volete vedere un film ecologico-drammatico-epico-fantasy allora comprate il biglietto
  •  se pensate di avere degli insight religiosi o riferimenti precisi al racconto della Bibbia, risparmiate.

Io sono stato tratto in inganno e ho visto il film, immaginando di vedere come il regista Darren Aronofsky avesse potuto rendere la figura di Noè, il suo rapporto con Dio e l’evento per eccellenza, Il Diluvio Universale. Sono stato soddisfatto solo dall’ultimo punto. La computer graphics ci garantisce alcuni momenti epici come l’entrata degli animali nell’Arca, i Guardiani di pietra e l’inondazione, ma il resto del racconto è flebile.

Il film “Noah” è un film facile, forse un po’ troppo lungo, studiato per appassionare lo spettatore e miscelare sacro e profano. Per i riferimenti continui all’uomo corrotto e alla sua opera distruttrice dell’uomo sulla natura e sull’ordine costituito dal Creatore, potrebbe essere considerato un film con forti riferimenti ecologisti. La terra sulla quale si muove Noè è in fin di vita, arida e sfranta dallo sfruttamento dell’uomo e che rinasce con un miracolo divino un ultima volta: solo per dare l’opportunità di costruire l’Arca.

Per certi versi, il film potrebbe essere una storia che con Noè ha in comune solo l’Arca e il Diluvio universale. Potrebbe infatti svolgersi su un altro pianeta, dove esistono creature di pietra che hanno la stessa voce di un Trasformer e che combattono come gli alberi viventi contro un’orda di orchi sotto la torre di Isengard de “il Signore degli anelli”.

Ma veniamo alle recitazioni. Ho trovato eccellente l’interpretazione di Anthony Hopkins nel ruolo di Matusalemme. La prima scena dove lo si scorge è quella in cui Noah va da lui (è il nonno) e gli chiede aiuto per conferma sulle visioni che sta avendo. Matusalemme lo accoglie con una semplicità e con un sorriso di comprensione che travalica la semplice recitazione. Sembra il sorriso di un padre e di una madre universali uniti in uno sconfinato senso di accettazione e conforto. Tutto il percorso di questo personaggio e di chi lo interpreta, rendono poetici i pochi momenti in cui appare.

Un altro personaggio ben centrato ed interpretato è quello di Naameh (Jennifer Connelly), che con remissione e amore combatte la battaglia più dura di tutte quelle del film: intercedere per l’umanità affinché possa sopravvivere. L’essenza dell’essere donna e madre umana, è purificata dal messaggio di speranza e redenzione che però non riesce a pervadere il protagonista. Al contrario proprio Noah è imbalsamato nel ruolo di vendicatore divino. E’ muscolare e vendicatore come nel ruolo di un gladiatore divino. E’ un uomo che interpreta il volere del Creatore in modo monomaniacale, ossessivo. La missione e il suo successo sono nelle sue sole mani, come nei soli suoi pensieri ed interpretazioni è il volere del Creatore. A conferma di ciò, l’essere supremo (per i cattolici o ebrei sarebbe più facile assegnare la parola DIO ma nello script non è mai citato) è presente ma non parla mai. La sua volontà è sconosciuta e per i puristi ortodossi si instilla verso la fine del film addirittura l’idea che in realtà la missione di Noè sia realmente fallita.

In ultimo il duo di attori Emma Watson (stravista in Herry Potter) e Logan Lerman (visto in Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo): non riescono a dare l’impressione di una passione vera nella loro storia d’amore. Sono un po’ bambocci esili, sempre contriti (a dire il vero Emma è talmente contrita da far sembrare veritiere le storie di anoressia che circolano in rete su di lei) e mai raggianti. La loro storia è dramma nel dramma e per questo troppo pesante per essere facilmente assorbita.

Ma l’Arca è esistita veramente? L’ultima spedizione per la sua ricerca sul monte Ararat (dove si tramanda essersi fermata) è stata condotta da una spedizione di un gruppo misto turco e di Hong Kong ha portato alla scoperta di una grotta contenente lastre di legno fossile, ma sembra essere una bufala. Il mistero continua al cinema.

Francesco Bassino

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