di Stefano Sannino
Con l’avvento della Pasqua, il mondo di internet torna, ogni anno, a diffondere la medesima teoria pseudo-filologica per la quale questa festività del mondo cristiano deriverebbe in realtà da un culto pregresso dedicato alla dea Ištar. Ištar, trascrizione accadica della sumera Inanna, era una divinità dell’area mesopotamica della guerra e della fertilità, della sera e della mattina, ma anche signora di tutti gli uomini. Ištar è la figura meglio definita del pantheon dell’area mesopotamica, tanto che ha guadagnato nei secoli una certa popolarità, grazie anche ai suoi legami con le ben più celebri Iside, Afrodite, Venere e -secondo alcuni- Maria di Nazareth.
Quello che è chiaro, in ogni caso, è che la dea Ištar fosse invocata non solo nelle battaglie come protettrice, ma anche nella vita quotidiana per favorire le nascite e dunque, fertilità.
Nelle bufale odierne sulla Pasqua, si legge di una quantomeno strampalata teoria per la quale la parola Pasqua (in inglese «Easter») deriverebbe etimologicamente proprio da Ištar.
Tale teoria è fondata sulla del tutto fallace convinzione che in accadico «Ištar» possa leggersi «Easter». Nella realtà dei fatti, nessuno conosce con certezza la pronuncia di questo nome, sebbene si possa supporre che la š del nome della dea possa pronunciarsi in modo simile all’ebraico ש(shin), come nella parola שָׁלוֹם (šalom). Anche questa, tuttavia, rimane poco più che una speculazione. L’ordine di ragioni più importanti su cui questa teoria si fonda, però, rimane quello simbolico: secondo coloro che ciclicamente diffondono questa notizia, infatti, i simboli pasquali (sopra tutti l’uovo) erano originariamente associati ad Ištar stessa, provando una eventuale correlazione tra i due culti.
Sebbene il simbolismo dell’uovo, specialmente nella sua accezione esoterico-religiosa, sia collegato fortemente al tema della fertilità e della generazione cosmica (basti pensare all’Hiranyagarbha dell’induismo descritto della Bhagavad Gita), non vi sono prove archeologiche sufficienti a collegare la dea Ištar a questo simbolo.
Come è naturale che sia, dunque, la teoria tutta moderna che la Pasqua sia stata rubata dal culto antico di Inanna è completamente falsa.
Questa teoria, così come molte altre convinzioni moderne in materia di religione, si fonda su nient’altro che un malcontento non troppo latente verso le religioni dominanti che ha portato, con il tempo, allo sviluppo di correnti di pensiero new-age assolutamente confuse e prive di fondamento storico.
Il falso mito dell’uovo cosmico e dell’uovo pasquale ci dimostra come, studiando le religioni, sia necessario mantenere uno sguardo quanto più scientifico possibile, affidandosi solo ed esclusivamente a quelle certezze dateci dalle fonti e dai ritrovamenti archeologici.
Se infatti è indubbio che il cristianesimo abbia attinto a piene mani ad alcuni simbolismi antichi preesistenti, quali ad esempio i culti solari di Mitra o i simbolismi materni di Iside, non è invece assolutamente riscontrabile che questi simbolismi siano stati semplicemente “rubati”.
Come è naturale nella storia delle religioni, ogni culto influenza gli altri e prende, da questi, alcuni simbolismi che riesce a «tradurre» nel proprio sistema cosmico-teologico.
La bugia della Pasqua di Ištar è solo la punta dell’iceberg; ma, almeno per questa volta, la storia e la verità possono ancora vincere.