Nome: Sin
Valore Ghematrico: 300
Significato: Dente
Tra tutte le lettere dell’alfabeto ebraico, la Sin è, forse, la più simmetrica dal punto di vista grafico. Rappresentata come tre bastoncini verticali uniti nella parte inferiore in quella che potrebbe essere descritta come una fiammella[1], la Sin ha, come vedremo, forti simbologie teosofiche.
Foneticamente questa lettera può essere pronunciata sia come Sin che come Shin a seconda che il punto diacritico[2] sia posto sulla gamba di destra o di sinistra[3]. A prescindere da questa distinzione fonetica, però, la lettera è una sola.
Nel Sepher Yetzirah, particolarmente rilevante sono i seguenti versi, che potrebbero risultare utili nel comprendere il simbolismo trino di questa lettera:
« 3-1: Tre madri: AMSh (Aleph, Mem, Shin). Si tengono tra il piatto del merito ed il piatto del dovere che il linguaggio equilibra.
3-2: Tre madri: AMSh (Aleph, Mem, Shin). Un grande e meraviglioso segreto è dissimulato ed è sigillato da sei anelli. Da essi emanano: Aria, Acqua, Fuoco. Da essi sono nati i Padri e dai padri, le Generazioni.
3-3: Tre madri: AMSh (Aleph, Mem, Shin). Le ha incise, plasmate, combinate insieme, le ha pesate e permutate. Da esse ha rappresentato: Tre madri AMSh nel mondo, tre madri AMSh nell’anno, tre madri AMSh in Néphesh (anima) maschile e femminile.
3-4: Tre madri: AMSh nel mondo, queste sono l’Aria, il Fuoco, l’Acqua. I cieli furono creati dal Fuoco. La terra fu creata dalle acque e l’Aria dallo Spirito che decide tra i due.
3-5: Tre madri: AMSh nell’anno, che sono il Caldo, il Freddo, il Temperamento. Il Caldo du creato dal Fuoco. Il Freddo fu creato dalle Acque ed il Temperamento dallo Spirito che decide tra i due.
3-6: Tre madri: AMSh in Néphesh maschile e femminile, che sono la Testa, il Ventre, il Petto. La Testa fu creata dal Fuoco. Il Ventre fu creato dall’Acqua ed il Petto fu creato dallo Spirito che decide tra i due.»[4]
Come possiamo evincere da questi versi del testo in nota, il simbolismo trino della Sin è qualcosa di evidente non solo da un punto di vista grafico, ma anche e sopratutto dal punto di vista teosofico.
Di fatti questa lettera fa parte secondo la tradizione[5] delle tre lettere madri e corrisponde a quel principio chiamato Spirito, avente il compito di portare equilibrio tra due elementi opposti, via via chiamati Fuoco e Acqua, Caldo o Freddo et similia. Simbolicamente, dunque, possiamo dire che la Sin trascenda l’idea di una dicotomia cosmica, in senso stretto, e giunga piuttosto ad una tripartizione cosmologica in cui è necessaria la presenza di un elemento regolatore a porre equilibrio tra i due elementi contrari.
La distinzione fonetica sopra citata[6] non è, invece, riportata nello Zohar in cui questa lettera viene presentata come Shin:
«24. La lettera Shin si presentò davanti al Creatore e disse: “Creatore del mondo, sarebbe bene che il mondo fosse creato con me, perché il Tuo stesso nome Shadday[7] comincia con me.” Il Creatore replicò: “Tu sei graziosa, generosa e sincera, ma poiché le lettere (proprietà) della parola Sheker (falsità, ti hanno presa con loro, io non posso creare il mondo con le tue proprietà, perché SheKeR (falsità) esiste solo perché le lettere Kuf (Kaf, nda) e Reish (Resh, nda) ti hanno presa”.»[8]
A proposito di questa lettera, il commento a questa sezione dello Zohar[9], ci fa notare come le tre punte della Shin formino la sua corona e rappresentino la Ohr Hassadim o «Luce della Misericordia» che irradiando da Binah discende verso Malkuth. In questo senso la Shin rappresenta dunque il “basta” pronunciato dal Creatore (Shadday) all’emanazione della sua Luce[10] e pertanto la conditio existentiae dell’uomo, senza la quale sarebbe impossibile acquisire le proprietà altruistiche, affondando quindi nelle tenebre della Tav.
[1] Daniela Abravanel, Cabala e trasformazione con le lettere ebraiche, Mamash 1999
[2] Giovanni Deiana, Ambrogio Spreafico, Guida allo studio dell’ebraico biblico, Claudiana, Torino 2018, p. 6
[3] Paolo de Benedetti, L’alfabeto ebraico, Gabriella Cramore (a cura di), Morcelliana, Lavis 2011, p. 97
[4] A.A.V.V., Sepher Yetzirah: libro della formazione o libro della creazione, Harmakis Edizioni, Montevarchi 2018
[5] ibid.
[6] Paolo de Benedetti, L’alfabeto ebraico, Gabriella Cramore (a cura di), Morcelliana, Lavis 2011, p. 97
[7] A proposito di questo nome il lettore è invitato a leggere: A.A.V.V., Sepher Yetzirah: libro della formazione o libro della creazione, Harmakis Edizioni, Montevarchi 2018, p. 18
[8] A.A.V.V., Zohar: la luce della Kabbalah, Feltrinelli, Milano 2011, p. 120
[9] ibid.
[10] A.A.V.V., Talmud, Hagigah, 12
di Stefano Sannino