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martedì, 17 Dicembre, 2024

La parola di Dio – Le lettere ebraiche ed il loro simbolismo (XVI)

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Nome: Samekh

Valore Ghematrico: 60

Significato: Sostegno

La lettera Samekh viene oggi pronunciata come una s dura, esattamente come nel caso della lettera Sin, a differenza della Zain che, come detto, è pronunciata come una s dolce o una z dolce. Nel corso di questo ciclo di articoli di approfondimento, abbiamo introdotto ciascuna lettera sottolineandone il valore ghematrico. Arrivati alla Samekh è opportuno aprire una breve parentesi per comprendere cosa sia, effettivamente, la ghematria. Il termine viene fatto derivare da due possibili etimologie: dal greco grammatéia o da gheometrìa. In ambedue i casi ci troviamo davanti a termini che designano una disciplina non esclusivamente mistica che associa a ciascuna lettera un dato valore numerico. La somma dei singoli valori numerici di ciascuna lettera produce un valore associato a ciascuna parola della lingua ebraica. La Ghematria crede di poter individuare un nesso relazionale tra due termini che presentano la medesima sommatoria di valori. Per esempio, una delle parole che si originano dalla lettera Samekh è Sod, che possiamo tradurre come “mistero” o “segreto”. Il termine Sod ha, però, lo stesso valore ghematrico (70) della parola jàjin (vino). Ritroviamo quindi una correlazione fattuale tra il vino ed il segreto, ben espressa nella celeberrima frase latina in vino veritas[1].

Graficamente, la Samekh è tracciata come un quadrato vuoto dagli angoli smussati, dalla forma molto vicina a quella di un cerchio. Alcuni cabalisti hanno interpretato questa specifica forma come una rappresentazione grafica del processo di tzimtzum, ovverosia di quel ripiegamento dell’Ein-Sof in se stesso prima di produrre la creazione.[2] Altri, hanno invece ritenuto di interpretare il grafema di questa lettera non tanto come lo “svuotamento di Dio”, quanto piuttosto come la rappresentazione del rapporto bilaterale tra Dio ed Israele: la circonferenza dunque sarebbe proprio YHWH, mentre lo spazio vuoto al centro della lettera sarebbe il popolo di Israele, avvolto e protetto dalla presenza di Dio.

La lettera viene utilizzata, con il suo significato proprio (sostegno) anche nelle Scritture, come nel Salmo 144, 14 ove leggiamo: «Il Signore sostiene (samekh) tutti coloro che cadono». Samekh rappresenta dunque non solo il sostegno di Dio al popolo d’Israele, ma anche il perpetuo e costante appoggio di Dio ad ogni singolo individuo, specialmente a coloro che si macchiano del peccato. Forse, proprio per questo motivo, la circolarità del grafema di questa lettera potrebbe essere interpretata come un eterno ritorno a Dio, ovverosia alla causa di tutte le cose, ed entro i cui confini l’uomo trova la sua dimensione di appartenenza.


[1] P. De Benedetti, L’alfabeto Ebraico, Morcelliana, Lavis 2011, p.81

[2] cfr. G. Scholem, Cabala, Edizioni Mediterranee, Roma 1992, pp. 93sgg.

di Stefano Sannino

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