«Fece regnare la lettera Beth in saggezza, legò a lei una corona e la combinò con le altre. Con esse formò la Luna nel Mondo, il giorno 1 dell’anno, l’occhio destro in Néphesh (nell’anima) maschile e femminile.»[1]
Nome: Beth
Valore Ghematrico: 2
Significato: Casa
L’importanza della lettera Beth, seconda nell’alfabeto quadratico ebraico, è certamente sottolineata dalla sua posizione nella Torah. È infatti proprio questa lettera che dà inizio al testo più sacro di tutto l’ebraismo con la parola Bĕrē‘shīth, ovvero Genesi. בְּרֵאשִׁ֖ית בָּרָ֣א אֱלֹהִ֑ים אֵ֥ת הַשָּׁמַ֖יִם וְאֵ֥ת הָאָֽרֶץ è infatti il verso di apertura della Bibbia, tradotto nella versione italiana con «In Principio creò Elohim (Dio) il cielo e la terra.» Da sottolineare anche il fatto che il primo verso della Genesi viene numerato proprio con la lettera ב, quasi a rimarcare una doppia importanza della medesima, presente sia come prima lettera numerale del verso che come prima parola dello stesso: una sorta di “tempo prima del tempo” o di “principio prima del principio”, dunque, che dovrebbe aiutarci a comprendere la posizione unica di Elohim nella sua Creazione.
Da un punto di vista meno biblico, la lettera ב ha il significato di “casa” e la sua forma, effettivamente, ci ricorda proprio un’abitazione senza porta. Considerando che l’ebraico si legge da destra a sinistra, il fatto che il “davanti” della lettera sia aperto, potrebbe ricollegarsi ad un insegnamento rabbinico che dice che l’uomo non dovrebbe occuparsi di ciò che c’è dietro, di ciò che c’è sopra o di ciò che c’è sotto[2].
Simbolicamente si potrebbe sostenere, dunque, che la lettera Beth non sia altroche il grafema della storia del popolo di Israele, sempre rivolto in avanti, mai all’indietro. Davanti, infatti, vi è la promessa messianica di redenzione, mentre nel passato vi è la sofferenza dei propri antenati. Ma il simbolo della Beth non si esaurisce nella sua rappresentazione grafica. Il suo significato è connesso anche ad una dimensione sacrale da non sottovalutare. Beth sono infatti detti anche i Templi, le “case” delle Divinità. Come non sottolineare il nome più conosciuto della cristianità, Betlemme, traducibile come “casa del pane” ed identificato archeologicamente come “casa del dio Lachmu?”
O ancora, come non citare il Tempio di Gerusalemme, chiamato proprio bet ha-miqdash?
La dimensione dell’abitazione, dunque, lungi dall’essere solamente un insegnamento di apertura al mondo ed al futuro che esso porta con sé, è anche un monito sacrale molto importante per tutta la cultura ebraica.
L’apertura della Beth, infine, come ricorda Stefano Levi della Torre, è un’apertura che porta con sé il senso della dualità, importantissimo per l’ebraismo. Solo una cosa è unica, Dio, tutto il resto è duale e plurale. Ecco dunque perché la Torah comincia proprio con questa lettera. L’atto creativo di Elohim non è che un’apertura al mondo, una divisione di ciò che inizialmente era Unità assoluta. Con la lettera Beth Dio si apre al mondo, crea il mondo ed infonde il mondo del suo ruach.
[1] A.A.V.V., Sepher Yetzirah 4-8, Haramakis Edizioni, Montevarchi 2018, p. 34
[2] Paolo de Benedetti, L’alfabeto Ebraico, a cura di G. Caramore, Morcelliana, Lavis 2011, p.28
di Stefano Sannino