Flora, fauna, ecosistemi… la natura viene costantemente massacrata dalla criminalità dell’uomo.
Molteplici sono gli animali vittime ignare della disumanità del genere umano, uccisi per puro sport, ossia la caccia legale o, ancor peggio, per poter ricavare guadagno attraverso la vendita di alcune parti dell’animale. In crescita, anche il sistema il traffico illegale degli animali, tra questi molti a rischio di estinzione, che vengono sradicati dal proprio habitat naturale.
Ancora più ignobile, l’uccisione di alcuni animali, come nel caso delle povere tartarughe Carretta, che sono state legate, per il puro gusto di farlo, a dei massi che non hanno consentito loro di riemergere in superficie, morendo così per causa annegamento. Si sospetta che gli autori di tale crimine, siano stati i pescatori locali, che ogni giorno vedono le loro reti danneggiate dalle tartarughe che restano impigliate all’interno.
Sottile la linea di confine che divide la caccia legale dal bracconaggio.
Stando ai dati del WWF, i bracconieri hanno portato all’uccisione di 7000 specie di animali al mondo a rischio di estinzione e il paradosso sta nel fatto che la legge numero 157/92 autorizza i cacciatori ad un prelievo di prede maggiore rispetto alla fauna presente sul suolo nazionale, diventa quindi impossibile definire l’impatto che questo può avere sulla fauna.
Il commercio di animali selvatici porta ad un guadagno pari a 23.000$ l’anno.
Nei mercati d’affari legali più redditizi, compaiono la pesca illegale, il disboscamento e ovviamente il traffico illecito. A causa di ciò, più di 200 patologie vengono trasmesse dagli animali all’uomo durante il trasporto e l’uccisione di questi ultimi. Molti anche i pericoli, ma soprattutto i danni procurati dall’utilizzo di armi inappropriato.
Gli animalisti e molte associazioni si oppongono vivamente alla caccia, al bracconaggio, alla pesca illegale e ad ogni forma di maltrattamento e di crimine commesso contro la natura.
di Daniela Buonocore