di Fabiola Favilli
La mela, frutto ormai presente nei negozi durante tutto l’anno, ci introduce nella stagione autunno – invernale con il suo profumo, la varietà delle specie, i colori che vanno dal verde al giallo al rosso intenso.
E’ tra i primi cibi di cui si è nutrito l’uomo, e rappresenta un importantissimo elemento a salvaguardia della biodiversità poiché uccelli e mammiferi ne sono golosi, e non meno gli insetti, in particolare le api.
Ci accompagna da sempre: è presente nella mitologia, nei testi sacri, nella storia, nelle tradizioni popolari, nella filosofia, nell’arte, nei proverbi e, naturalmente, nei ricettari.
Per i Celti il melo era simbolo dell’immortalità, della perfezione e della purezza; nella mitologia greca la mela o pomo viene lanciata da Eris, dea della discordia, sul tavolo del banchetto nuziale di Peleo e Teti. La dea, per vendicarsi del mancato invito alla festa, incidendo sulla mela colta nel Giardino delle Esperidi la dedica “alla più bella” scatenò una lite tra Era, Afrodite ed Atena e dette origine alla Guerra di Troia, narrata nell’Odissea e nell’Iliade.
Nella Bibbia il melo che cresceva nel Giardino dell’Eden rappresentava l’albero della conoscenza del bene e del male, i cui frutti erano negati ad Adamo ed Eva; alla loro disobbedienza seguì la durissima condanna a vivere con fatica, dolore e difficoltà e soprattutto a morire.
I Persiani si assunsero il compito di coltivare piante che nobilitassero e depurassero la creazione, ormai decaduta: il melo era tra queste. I romani chiamarono mela persica un succoso frutto che arrivava dall’attuale Iran: la pesca.
Platone utilizzò la mela come metafora dell’anima gemella nel Simposio, e Shakespeare per descrivere le migliori ragazze, che come le più belle mele sono sulla cima dell’albero e raggiungibili solo da chi ha coraggio di arrampicarsi; in Biancaneve ed i Sette Nani i Fratelli Grimm pongono la mela in un ruolo centrale, mentre la pittura e la scultura ne offrono stupende rappresentazioni.
Se nell’arte antica simboleggiava l’abbondanza e la fecondità nella cultura cristiana essa diventa emblema di tentazione e peccato: talvolta è rappresentata la Madonna che porge la mela a Gesù Bambino ed Egli la prende caricando su di sé i peccati dell’umanità. Durante il rinascimento torna il gusto classico delle ghirlande di fiori, foglie e frutti, tra cui le mele sono sempre presenti, e con il realismo del ‘500 le mele diventano protagoniste di stupende nature morte che ci accompagnano fino all’arte contemporanea, con Reneè Magritte che la conduce nel movimento d’avanguardia surrealista.
Isaac Newton formulò la teoria della gravità osservando che le mele del suo giardino cadevano sempre verso il centro della terra e non trasversalmente, deducendone che la stessa forza che fa cadere le mele a terra fa girare i pianeti intorno al sole: è la legge della gravitazione universale.
Il leggendario Guglielmo Tell, abilissimo arciere, fu condannato a centrare con una freccia una mela posta sulla testa di suo figlio; riuscendo nell’impresa egli guidò il popolo elvetico contro la dominazione straniera e divenne l’eroe nazionale svizzero.
Vi è venuta voglia di mele? Sicuramente sapete che “una mela al giorno toglie il medico di torno”; Winston Churchill aggiunse al noto proverbio ”…basta avere una buona mira!”.