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sabato, 23 Novembre, 2024

La green economy potrebbe aiutarci ad uscire dal disastro

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di Martina Grandori

Dopo la tegola in testa che tutto il mondo si è visto arrivare con l’emergenza Coronavirus, ecco che si ritorna a parlare di sostenibilità e agricoltura come soluzione per uscire dalla crisi.
 
Bisogna pensare green, bisogna concretamente darsi una mossa nel rivedere tantissimi aspetti dell’industria e del sistema agricolo del nostro Paese. Si torna quindi a parlare di Green Deal come la via innovativa, e sicuramente virtuosa, da percorrere per la rinascita dell’Italia, la pandemia ha evidenziato tutta la nostra fragilità.
 
Un progetto questo di Green Deal che punta sulla durata dello sforzo, punta sulla durata del cambiamento delle nostre abitudini quotidiane, in vista del Recovery Plan sostenuto  finanziariamente dallo European Recovery Found e gestito dalla Commissione, che metterà a disposizione importanti somme di denaro per supportare iniziative green. Punto di partenza, valutare i progetti di ciascuna nazione Ue, e se meritevoli, supportarli. Purtroppo in questo caso l’Italia parte in salita: ricerca scientifica, sanità, istruzione, industria, riqualificazione ambientale, consolidamento del territorio a rischio, trasporti e l’agroalimentare costituiscono i parametri di valutazione e su questo il governo è in altomare. Oltretutto ci sono i risaputi stati membri che remano contro il Belpaese. 
 
Ma torniamo ai fondamenti di questo Green Deal europeo che vede alla base di tutto una nuova economia decarbonizzata e circolare, puntando sempre di più sul riciclo, efficienza energetica e smaltimento dei rifiuti, disgraziatamente finché sprecheremo energie, cibo e tutte le altre risorse naturali, il povero mondo potrà solo peggiorare e la nostra vita di conseguenza. Recovery Plan europeo in buona sostanza dovrebbe rifondare e rilanciare con un nuovo Green Deal, l’ambizioso progetto per un’economia più responsabile, lanciato sul sito greendealitalia.it e sottoscritto finora da 110 esponenti di imprese e organizzazioni di imprese.
Fra le altre, Enel, Novamont, Iren, Hera, Acea, Erg e tutti i principali consorzi del riciclo.
 
Attendiamo fiduciosi che qualcosa di buono accada, attendiamo fiduciosi che tutti, ma proprio tutti quanti, si diano una mossa e che l’Italia possa ripartire con il piede giusto. Speriamo.
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