di Veronica Graf
Il cambiamento climatico è un rischio per la stabilità finanziaria. Finalmente lo riconosce anche la FED, la Banca Centrale degli Stati Uniti. Il 9 novembre l’istituzione con sede a Washington ha incluso per la prima volta nella sua storia il climate change tra i fattori di rischio che possono avere un impatto sul valore degli asset finanziari nel suo report semestrale Financial Stability Report.
Un percorso di avvicinamento, quello della FED al riconoscimento dell’importanza del cambiamento climatico, che è maturato tutto sotto il mandato di Donald Trump. E infatti aveva messo in rotta di collisione l’inquilino della Casa Bianca e l’istituzione guidata da Jerome Powell. I primi passi risalgono a novembre 2019. La FED organizza una conferenza, nella ‘verde’ San Francisco sul tema The Economics of Climate Change. Parla anche Lael Brainard, che tra le altre cose è a capo del comitato sulla stabilità finanziaria della Banca Centrale americana. E dice, chiaro e tondo, che il cambiamento climatico è un fattore che non può più essere ignorato. Poi la formalizzazione di questa posizione, con l’ultimo rapporto semestrale appena pubblicato.
Secondo Brainard la “mancanza di chiarezza sulle reali esposizioni a specifici rischi climatici per le attività reali e finanziarie, insieme a valutazioni diverse sulle dimensioni e sulla tempistica di questi rischi” possono rendere più vulnerabile il sistema finanziario. A cosa pensa Brainard quando dice climate change? Pensa a eventi estremi e acuti “come tempeste, inondazioni o incendi”, ma anche a pericoli cronici come “il lento aumento delle temperature medie o del livello del mare”. Certo, la tempistica di pubblicazione del rapporto sembra voler dare il benvenuto al neo eletto Joe Biden e mettere in fretta nel dimenticatoio l’era di Trump. La FED avrebbe intrapreso questo percorso qualunque fosse stato l’esito delle urne. Ma è chiaro che adesso la Casa Bianca potrà essere una sponda utile e non un ostacolo.