di Martina Grandori
Deforestano, consumano il suolo, inquinano e dimezzano la biodiversità nelle zone in cui viene prodotta la droga: ecco l’impatto ambientale di uno dei più terribili vizi dell’uomo di cui troppo poco si parla. Sono circa circa 284 milioni le persone che nel 2020 – fra i 15 e i 64 anni – che hanno fatto uso di droghe in tutto il mondo, con un aumento del 26% rispetto al decennio precedente. La produzione di polvere bianca sta distruggendo un patrimonio ambientale unico al mondo, Colombia, Perù e Bolivia gli Stati più colpiti da questo inesorabile e silenzioso flagello ma le conseguenze, ovviamente, arrivano anche da noi. Secondo il World Drug Report 2022 pubblicato a giugno il nesso tra droga e ambiente è direttamente connesso agli Obiettivi di sviluppo sostenibile, dei cambiamenti climatici e della sostenibilità ambientale. La legalizzazione della cannabis in alcune parti del mondo (soprattutto Nord America) ha fatto solo da acceleratore a questo problema che vede al centro la deforestazione con le relative conseguenze e l’utilizzo di sostanze chimiche dannosissime da parte della polizia Sudamericana per sterminare le piantagioni di coca. I confini della droga vanno oltre, arrivano in Afghanistan, +7% di produzione di oppio fra il 2020 ed il 2021 per non parlare dei laboratori in Ucraina dove si producono le pillole dello sballo e i cui rifiuti non seguono alcun processo di smaltimento adeguato alle norme vigenti e tutto finisce nei corsi d’acqua. I nostri.
Ma torniamo al problema dell’impatto ambientale e sociale dei mercati della droga di cui si conosce e scrive poco. Sono in atto continue stragi di foreste tropicali, con ripercussioni sugli ecosistemi e i fiumi, alcune specie vegetali sono già in pericolo di estinzione, tanto quanto specie acquatiche come le anguille che a causa dell’inquinamento generato dalla lavorazione della coca vivono in acque tossiche. A complicare la situazione, la scelta di irrorare via aerea con sostanze chimiche le zone delle colture di coca: facendo morire le piante si cerca di contrastare questo commercio e tutto quello che ne consegue, ma i danni all’ambiente, agli ecosistemi sono ingenti perché muore anche tutto quello che c’è attorno, indistintamente. Solo in Colombia le stime legate al consumo di suolo e le coltivazioni per la cocaina sono allarmanti, 43-50% di foreste rubate all’ambiente in nome dello sballo. Nella zona delle Ande, si calcola che negli ultimi 20 anni siano stati abbattuti 2 milioni e 400 mila ettari di foreste per far posto alle piantagioni di coca e una resa modesta, 1 metro quadrato di piante basta per produrre appena 6 dosi di coca.
Per coltivare le piante di coca si utilizzano, oltre ad insetticidi, pesticidi e fungicidi, sostanze tossiche che si riversano poi nei fiumi causando grandi danni agli habitat. Senza dimenticare l’impatto dei rifiuti prodotti nel processo di sintesi, scaricati nei terreni o nei corsi d’acqua, il processi di sintesi di anfetamine, metanfetamine e MDMA è da 5 a 30 volte più impattante del prodotto finito. o semplicemente 1 chilo di cocaina impatta 2600 volte in più rispetto ad 1 chilo di canna da zucchero.