di Stefano Sannino
La giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che si è appena tenuta mercoledì 25 novembre, inevitabilmente porta tutti a riflettere su questo tema importantissimo e fondamentale per la nostra società.
Sopratutto, bisognerebbe interrogarsi su come e perché determinate aziende di moda, ma non solo, aiutino a perpetrare ed in qualche modo a giustificare un’immagine distorta della donna.
Una donna vista come oggetto utile per aumentare le vendite dei prodotti commercializzati e venduti dalle aziende, piuttosto che come essere umano pari all’uomo. In questo anche la moda, forse ora meno che in passato, ha aiutato a diffondere nell’immaginario collettivo l’idea di una donna strumentalizzabile e sempre desiderabile dall’uomo.
Naturalmente, questa non può che essere una visione che tende a distorcere l’idea di donna, che dovrebbe essere invece completamente svincolata da ogni strategia di marketing o fruizione commerciale. Questo perché, fintantoché la donna ed il corpo femminile in particolare, saranno strumentalizzate dai media o dalle aziende per vendere i prodotti, sarà naturale che la società interpreti il loro ruolo come strumentale ed oggettuale, piuttosto che pari a quello dell’uomo stesso. Bisognerebbe forse, parlando di violenza, non solo riferirsi alla violenza fisica e psicologica, ma anche a quella immaginativa indotta e perpetrata dai media. I primi due tipi di violenza, frutto senz’altro di secoli di oppressione e di cultura maschilista, sono però fomentate da quest’ultima: se l’uomo imparasse a vedere ed immaginare la donna non come oggetto, ma come soggetto forse, sarebbe meno intenzionato ad usare violenza per rapportarsi ad essa.