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giovedì, 21 Novembre, 2024

LA BANALITÀ DEL NULLA

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Erano drogati? Non ha importanza
Andavano veloci? Non ha importanza.
Questi sono solo contorni, ciò che importa davvero è la base, il fondo, il “senso”, se così possiamo dire, di tutta questa vicenda, vale a dire un video.
Un bambino è morto per realizzare un video di qualche minuto destinato ad un pubblico di 600 mila persone iscritte ad un canale youtube.
Una bravata? Neanche, un semplice intrattenimento contemporaneo, come riscontrabile dai numerosi caricamenti e dalle ancor più numerose visualizzazioni di video che ti fanno domandare come sia possibile intrattenersi davanti ad un filmato dal titolo “10 appuntamenti in 10 ore” oppure “Scappo da 100 persone” o ancora “24 ore sulla mini zattera”, quest’ultimo per 12 minuti riassume una notte in cui 4 ragazzi vivono su quattro pannelli di legno a 20 metri dalla riva di un lago (tanto varrebbe guardarsi “Cast Away” o leggersi direttamente “Robinson Crusoe” o “L’isola misteriosa”, almeno lì si impara qualcosa).
E’ il nulla che intrattiene il nulla, guardato da decine, centinaia di migliaia di ragazzi che nei commenti scrivono “siete fantastici”, “siete il massimo”, “vi adoro troppo”.
Tanti “Applausi al niente” per citare Carmelo Bene, ad un genio e ad una creatività che non c’è, che non genera nulla se non, appunto, il niente.
Ed è così che nella ricerca del successo, del “like” cui tutti siamo comunque soggetti, ivi incluso chi scrive, questi ragazzi hanno pensato ad una sfida non più compiuta nel privato delle proprie case o in riva ad un lago deserto di notte, ma in città. Una sfida che era più di una 24 ore di Le Mans, per la quale comunque piloti esperti e professionisti hanno necessità di un cambio dopo tot. ore di guida. Qui nulla, solo il gioco, lo scherzo, il divertimento, le azioni intese come perennemente positive e che mai potrebbero avere riscontri inaspettati, imprevisti, talvolta, come in questo caso,
anche orribili e dolorosi. Imprese per depensanti.
Sicuramente la droga, qualora sia stata assunta o l’alta velocità qualora sia stata percorsa, sono fattori importanti per le indagini e per la conseguenza dei fatti e non è intenzione sminuire o negare tali fattori o altri che si riscontreranno, ma ciò che sta alla base è un problema culturale.
A nessuno di quei ragazzi è saltato in mente che condurre su strade pubbliche una Lamborghini avendo alle spalle decine di ore di guida fosse pericoloso non solo per sè, ma anche e soprattutto per gli altri e che forse, per un video di 12 minuti da dare in pasto ad un pubblico che se ne sarebbe dimenticato il giorno dopo, il gioco non sarebbe valso la candela.

di Roberto Donghi

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