di Stefano Sannino
Il concetto di Karma è, senza dubbio, una delle idee orientali più popolari e che ha goduto negli ultimi anni di maggiore diffusione nel mondo occidentale. Se però per noi occidentali il Karma è un’idea piuttosto semplice legata a doppio filo alla giustizia retributiva di matrice cosmica o divina, per gli indiani il discorso è senza dubbio più complesso.
La popolarità di questo concetto è tale che alcuni studiosi sostengono che i fenomeni di Karma e rinascita siano qualcosa di universale e comune a tutte le religioni, sebbene la maggioranza della comunità accademica ancora non guardi al fenomeno come qualcosa di così universalmente diffuso. Innegabile però è che la dottrina della rinascita non esista solo in India, dal momento che ne esistono testimonianze in Grecia, Egitto, tra i manichei ed in moltissimi altri gruppi o sette religiose del mondo antico e classico.
Delineare dunque cosa sia il Karma ed in cosa trovi il proprio fondamento teoretico non è compito facile. Generalizzando, però, potremmo dire che le concezioni indiane di Karma e samsāra colleghino l’idea della causalità con il postulato della giustizia compensativa. Secondo Halbfass il Karma assolve principalmente a tre funzioni:
- Offre un orientamento morale e religioso per le azioni dell’uomo;
- Serve a spiegare situazioni del presente che altrimenti non sarebbero spiegate;
- Evidenzia l’insufficienza della condizione umana.
La natura del Karma è, invece, decisamente più oscura. L’opinione più comune tra tutte le religioni che condividono questo postulato teoretico è che il Karma si estenda lungo tutta la gerarchia del vivente, ossia da dèi alle piante, ma esistono anche versioni diverse (cfr. Buddhismo).
La sfera semantica legata al Karma (dalla radice kr = fare) è piuttosto variegata ed include termini legati alla parola punarmrtyu (ri-morte), adrsta, dharma e adharma.
Il periodo antico
Gli studiosi occidentali non hanno mancato di osservare come negli inni vedici non ci sia ancora traccia della dottrina del karma e della rinascita e che cenni ed allusioni a queste idee siano presenti solamente nello stadio testuale successivo, quello dei Brāhmana.
Il modo in cui le Upanishad invece presentano il karma sembra confermare i dubbi sull’origine di questa dottrina. In particolare, nella Brhadāranyaka-Upanisad si parla del Karma come di un concetto alieno, quasi come se fosse una dottrina segreta. È proprio per questo motivo che gli studiosi ipotizzano che originariamente l’idea di Karma fosse tramandata nella casta degli ksatriya (guerrieri) e poi successivamente resa accessibile ai brahmani (sacerdoti).
Quel che è certo è che è completamente impossibile tracciare un’origine certa di questa idea, dal momento che i testi vedici non presentano un insegnamento omogeneo, presentando però tutta una serie di idee che si riveleranno particolarmente proficue per lo sviluppo del Karma stesso in un secondo momento. Nel Rgveda, per esempio, troviamo idee relative ad un equilibrio cosmico chiamato rta (giustizia)
Il Karma si configura dunque come un concetto molto più complesso di quanto comunemente ritenuto in occidente e la cui storia e sviluppo restano, come vedremo nei prossimi articoli, ancora tutti da scoprire