La portata rivoluzionaria delle sperimentazioni Gutai interessa le più rilevanti personalità occidentali del tempo; nel 1957 Michel Tapié si dirige verso il Giappone, nel 1960 giungono Peggy Guggenheim e John Cage, il quale tornerà nel 1962 in compagnia di Clement Greenberg, Jasper Johns e Robert Rauschenberg per visitare l’Osaka Art Gallery, dove si concentrano le forze creative del gruppo Gutai.
Nella totale assenza di regole e categorie, le composizioni musicali Gutai emancipano l’elemento della casualità: Shimamoto, nei contributi per il “Gutai Journal”, chiarisce il suo rifiuto per la linearità della composizione. Come testimoniano alcune produzioni audio, oggi conservate al Centre Pompidou di Parigi e all’Ashiya City Museum of Art and History, protagonista delle sue composizioni musicali è la tonalità, l’essenza materica del suono a discapito di una combinazione armonica degli elementi compositivi. Non casualmente, nel 1966 Allan Kaprow definisce Shimamoto il “pioniere dell’happening”.
A unire le ricerche artistiche di Shimamoto e Cage sono la sperimentazione performativa, la volontà di terremotare qualunque categoria, l’abbandono dei codici espressivi tradizionali e l’interesse per l’elemento della casualità, dell’imprevisto. Entrambi gli artisti attivano un contesto d’azione che supera i limiti della notazione convenzionale (Cage) e del confine spaziale della tela (Shimamoto), attivando momenti di partecipazione collettiva e collaborativa con il pubblico. Presenza, fisicità e nuova organizzazione degli spazi temporali: è in questi tre aspetti che si intrecciano le ricerche condotte da Shimamoto e Cage.
All’interno delle sale del museo, in dialogo con le opere della mostra, John Cage e Shozo Shimamoto. Il silenzio come musica. La pittura come azzardo. è dunque un’arena d’azione entro cui il pianista Marco Scolastra esegue dieci testi di John Cage, La Monte Young ed Erik Satie, intervallati da interventi di Italo Tomassoni. Un omaggio a due grandi voci della sperimentazione del XX secolo, una manifestazione performativa che mira a tracciarne le coincidenze tecniche.
L’evento è integralmente sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno.
Programma:
ERIK SATIE Gnossienne n.1; Vexations
JOHN CAGE A Room; Ophelia; In a Landscape; Suite for Toy Piano (n.2); Seven Haiku
LA MONTE YOUNG
Composition 1960 #7
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JOHN CAGE
4’ 33’’; Bacchanale
Marco Scolastra è pianista italiano e direttore artistico di AdM – Amici della Musica di Foligno. Diplomato al Conservatorio di Perugia sotto la guida del M° Franco Fabiani, si è perfezionato con Aldo Ciccolini, Lya De Barberiis, Paul Badura-Skoda, Joaquin Achúcarro e Katia Labèque. Ha suonato per le principali istituzioni musicali italiane e straniere in prestigiose sedi, tra cui Auditorium Parco della Musica e Teatro dell’Opera di Roma; Teatro Regio di Parma; Auditorium dell’Orchestra “G. Verdi” di Milano; Teatro La Fenice di Venezia; Conservatorio “P. I. Čajkovskij” di Mosca; Tonhalle di Zurigo; Konzerthaus di Berna; Musikverein di Vienna.
Italo Tomassoni è critico d’arte e curatore italiano, direttore artistico del CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno dal 2009. Membro dell’AICA fin dal 1964, ha collaborato con diverse testate giornalistiche, tra cui “La Fiera Letteraria”, “Avanti!”, “Vogue”, “Momento Sera”, “Flash Art”, e “Segno”. Negli anni ’70 ha lavorato con Alberto Burri alla costituzione della Fondazione Burri, di cui è stato consigliere di amministrazione e membro del comitato scientifico. Nel 1999, con il direttore Harald Szeemann, ha curato per la 48ª Biennale di Venezia la retrospettiva dedicata a Gino De Dominicis. Nello stesso anno fonda l’Archivio Gino De Dominicis. Tra le mostre proposte sotto la sua direzione al CIAC ricordiamo: Spazio, Tempo, Immagine (2009); Calamitati da Gino, con Giacinto Di Pietrantonio (2012); Vincenzo Agnetti, con Bruno Corà, (2012); Julian Schnabel e Carlo Maria Mariani (2013); Hermann Nitsch. O.M.T. Colore dal Rito (2017); Shozo Shimamoto. Grandi Opere (2021).
Prof. Pasquale Lettieri
Critico d’arte
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