di Abbatino
Eccola, come la parabola di una punizione di Platini o di Del Piero, ormai conosciuta e nota ma sempre fresca e inebriante come la prima volta: la partita dello Ius Soli. La sinistra, dopo aver perso le regionali – pensavano di straperdere invece hanno solo perso – e dopo aver confermato qualche sindaco che si ripresentava, torna alla carica con la mai sopita voglia di ius soli. Il tema che in questi giorni s’intreccia con l’aborto, dopo le recenti prese di posizioni sulla pillola del giorno dopo, è tornato a campeggiare nelle priorità del PD; non che sia originale, va detto, e non si comprende quale sia l’euforia di questa sinistra di governo. Ad ogni modo, lo ius soli prescinde completamente da un dato incontestabile: la nostra nascita, i nostri geni, il nostro sangue.
In primo luogo, dei nostri genitori e tramite loro dei nostri avi, della terra e della storia da cui proveniamo; poi siamo o diventiamo figli del luogo e del tempo in cui siamo nati. In linea di principio, lo ius soli regge su una negazione, quella che riguarda l’identità del neonato e la famiglia in cui nasce, perché considera irrilevante il ruolo del padre e della madre rispetto al luogo in cui si trovano a vivere. L’inganno è che lo ius soli, al di là del nome antico usato, non evoca un legame col suolo, con la patria o la madre terra, non riguarda il popolo, la nazione, la cultura e la religione, la civiltà da cui origina il neonato, ma semplicemente lo stato, l’ospedale in cui si è trovato a nascere. Si vuole negare l’identità e l’appartenenza per instillare nella testa delle persone che non contano i legami, come se fossimo appunto figli di nessuno. Nessuno prima di noi conta qualcosa per noi, un’idea della sinistra che peggiora quando si parla di ius culturae. Figuriamoci se chi è nato in Africa o in Cina e giunge in Italia molla la sua storia personale e la sua cultura per abbracciare quella italiana. Basta un pezzo di carta per abbracciare una cultura altrui? Una follia già fallita in partenza, un aborto che la sinistra non vuole accettare.