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lunedì, 18 Novembre, 2024

ISRAELE: TRA "PACIFISTI" E DIRITTO DI ESISTERE. Continua la campagna dei media contro Israele

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Da cinque giorni è iniziata l’operazione di terra dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza che ha portato alla distruzione di numerosi tunnel costruiti da Hamas per penetrare in territorio di Israele al fine di colpire la popolazione civile. Secondo i dati rilasciati dall’IDF, oltre ai tunnel, numerosi siti militari di Hamas sono stati distrutti, altrettanto numerosi sono stati i terroristi uccisi ed arrestati. Da parte israeliana, che la terra sia lieve per i 16 soldati caduti in battaglia.

Nel frattempo, in Italia e nel mondo, i “pacifisti” stanno organizzando manifestazioni di sostegno al popolo della Palestina, dimenticando che solo sconfiggendo Hamas si potranno intavolare dei veri dialoghi, e non finti come è stato fin ora, che potranno avere quel tanto anelato risultato di una pacifica convivenza tra due Paesi e due popoli.

israele soldatiI “pacifisti”, se non fossero animati da quelle ideologie condannate dalla storia (nazismo e comunismo), dovrebbero comprendere che il nemico della Palestina non è Israele, bensì i loro cari amici e fratelli (qualche politico nostrano li vorrebbe persino abbracciare, parole sue) terroristi islamici, finanziati e protetti dal Qatar, dal movimento dei Fratelli Musulmani in ogni parte del globo e dagli Stati Uniti, soprattutto dall’amministrazione Obama e da quella dei Clinton: ne parlo al plurale poiché Hillary era la mente mentre Bill era il braccio.

Da ciò, è chiaro che il “pacifisti” che stanno oggi manifestando, non protestano contro Hamas bensì si scagliano con odio contro lo Stato Ebraico, contro il diritto di esistere di Israele, contro il suo sacrosanto diritto di difendere i suoi figli dagli attacchi del terrorismo islamico. Questo non è pacifismo, questo è, usando un termine caro ai giudici milanesi, “concorso esterno” ad azioni di terrorismo.

Complici! Ecco cosa sono: complici della vigliaccheria del terrorismo islamico e con essi tutti i media che collaborano alla propaganda che Hamas e l’Autorità Palestinese impone loro di pubblicare. Ne volete un esempio?

Ecco come si devono comportare i giornalisti e gli “attivisti” presenti a Gaza secondo il Ministero dell’Interno di Hamas in base al documento denominato “Be Aware Social Media Activist Awareness Campaign“: prevenire la fuga di informazioni che potrebbero essere di valore militare per Israele, rafforzare gli sforzi di propaganda di Hamas al di fuori della Striscia di Gaza, sia nel mondo arabo che in Occidente, prevenire danni all’immagine di Hamas, tutte le vittime a Gaza sono “civili innocenti”, non mostrare missili, mortai o altri sistemi di arma che potrebbero nuocere all’immagine di Hamas, non mostrare rampe di lancio vicine ad abitazioni civili, non postare sui social media fotografie che mostrano il lancio di missili da abitazioni civili.

Andando nello specifico ecco un breve estratto delle linee guida contenute nel documento: chiunque venga ucciso o martirizzato a Gaza o in Palestina dovrà essere definito “civile” a prescindere dalla sua appartenenza ad Hamas o alla Jihad Islamica e dal suo grado militare. Non dimenticare di aggiungere “civile innocente”, iniziare tutti i vostri rapporti con la dicitura “in risposta al crudele attacco israeliano” e concluderli con la frase “molte persone sono morte (martirizzate) dall’inizio dell’aggressione (o attacco) israeliana”.

Iniziare sempre i rapporti aggiornando sul numero delle “vittime innocenti” cercare di mettere sempre in dubbio la versione israeliana e parlare di “fonti inattendibili” quando si citano media israeliani o filo-israeliani, non postare mai fotografie di uomini mascherati con armi pesanti per non rischiare la censura da parte di Facebook con la scusa che ci sia “incitamento alla violenza”. Assicurarsi di dire sempre “i razzi di fabbricazione locale sparati dalla resistenza in risposta al vile attacco israeliano e all’occupazione che spara deliberatamente missili verso Gaza e la West Bank”.

Oltre a questo il Ministero dell’Interno di Hamas ha preparato una serie di consigli per gli attivisti che operano sui social media e che interagiscono dall’occidente e con l’occidente. Quando si parla in occidente è necessario utilizzare una dialettica di tipo politico, razionale e persuasiva. Evitare discorsi emotivi volti a elemosinare “simpatia per i palestinesi”. Evidenziare invece la vergogna della occupazione.

Evitare di entrare in una discussione con un occidentale volta a convincerlo che l’olocausto è una menzogna. Questo tipo di discorso non paga. Cercare invece di mettere sullo stesso piano l’olocausto e l’occupazione. Quando si parla della guerra con Israele iniziare sempre parlando dei numeri dei morti innocenti (martiri) e dei feriti. Cercare di focalizzare l’attenzione sulla sofferenza dei palestinesi a causa della aggressione israeliana. Non pubblicare fotografie dei comandanti di Hamas, non lodare apertamente le loro vittorie quando si parla con un occidentale, non citare mai i loro nomi.

A Milano, a Roma ma anche in Belgio e negli Stati Uniti, si sono tenute delle manifestazioni a favore di Israele: qualcuno di voi ne ha sentito parlare in televisione o lo ha letto sui giornali? No, è ovvio. Ma delle manifestazioni pro Palestina si sprecano tonnellate di inchiostro ed ore ed ore di riprese televisive, quasi a voler dimostrare ai lettori, o ascoltatori, che il mondo si schiera con i palestinesi ma non è così. Chi ha davvero a cuore la Pace scende in strada e manifesta la propria opinione pacificamente e dalle immagini allegate a questo articolo potrete trarre voi stessi le conclusioni.

I danni delle manifestazioni pacifiste in Francia

Intanto, per la cronaca, la Francia, Paese europeo che ha alla base dei suoi valori fondamentali quella tolleranza di illuministica memoria, quel Paese in cui tutte le opinioni sono accettate e che ha fatto della laicità la spina dorsale della Repubblica, ha vietato in tutto lo Stato manifestazioni pro Palestina.

Si, avete capito bene, la Francia ha vietato ai “pacifisti” di manifestare ma a Parigi, in nome del “pacifismo” gli amanti della “pace” hanno manifestato ugualmente ed i risultati sono stati molto simili a quello che si sarebbe potuto vedere il 14 Luglio del 1789, con la differenza che stavolta non si richiedevano libertà e democrazia, bensì morte agli Ebrei ed a Israele.

Manifestazioni simili si sono tenute in altre città francesi tra cui Dijone e Nizza, in quest’ultima, sempre in nome della loro “pace” i complici dei terroristi islamici hanno causato danni ad alcune lastre di marmo del centro storico ma la città, protetta anche negli ultimi giorni da ingenti forze di sicurezza in assetto antisommossa, ha fatto si che solo poche unità di filo palestinesi abbiano tentato di manifestare seppur senza autorizzazione del Prefetto, al contrario di Parigi, messa a ferro e a fuoco per alcune ore durante la giornata di sabato.

Gian Giacomo William Faillace

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